Coronavirus, sulle riaperture è scontro tra Regioni e comuni. Decaro ai governatori: «Accettiamo la sfida a colpi di ordinanze» – L’intervista
Il governo litiga con le regioni, i sindaci litigano con le regioni: il massimo comune divisore di ogni querelle politica durante l’emergenza Coronavirus sembrano essere i governatori. Se la fronda capeggiata da Attilio Fontana e Luca Zaia, i presidenti leghisti di Lombardia e Veneto, ha criticato l’esecutivo per la troppa timidezza nell’avvio della cosiddetta fase 2, i sindaci rivendicano di trovarsi nella difficile situazione di non sapere quali disposizioni seguire.
Non tutti i primi cittadini condividono il discostamento regionale dalle norme imposte dal governo. «Io capisco – ha detto il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro – che le regioni non abbiano voluto cedere il loro potere, capisco il loro attaccamento al federalismo regionale. Però devo dire che non è giusto che i sindaci vengano costretti, dalla sera alla mattina, a organizzare i servizi e a fare i controlli per attività riaperte e riattivate improvvisamente e contrariamente rispetto a quanto disposto dai decreti del presidente del Consiglio».
«Se volete una sfida da parte degli enti locali noi l’accettiamo – aveva aggiunto il presidente dell’Anci -. Possiamo iniziare emettendo ordinanze che disapplicano le ordinanze regionali. Abbiamo dimostrato senso di responsabilità ma non accetteremo che si scarichino sulle spalle dei sindaci e delle amministrazioni locali, tutti i problemi causati dal coronavirus».
Raggiunto da Open, Decaro ha subito chiarito di non voler entrare in polemica politica con i governatori: «Non tocca ai sindaci interferire con l’autonomia regionale, visto che sono i comuni le vere autonomie locali del Paese». La questione più calda riguarda l’iniziativa della presidente della regione Calabria, Jole Santelli, che ha emesso un’ordinanza per consentire la riapertura di bar e ristoranti che possano garantire un servizio ai tavoli esterni.
Decaro, cosa non le è piaciuto dell’atteggiamento di alcuni presidenti di regione?
«Purtroppo alcuni presidenti di regione fanno delle valutazioni che si scontrano con le quelle fatte a livello nazionale e minano l’unità del Paese in questo momento difficile. La cosa che mi stupisce è che le regioni sono sempre, a differenza dei comuni, in cabina di regia con il governo: è mai possibile che non riescano a trovare delle soluzioni insieme e che non creino disordine? Noi sindaci non possiamo restare schiacciati delle decisioni dei singoli presidenti di regione, almeno quando le loro disposizioni hanno un impatto diretto sulla vita delle amministrazioni comunali».
Per esempio?
«Ci sono questioni come quella dei tavolini all’esterno che consentirebbero la riapertura di bar e ristoranti. Non si può fare un’ordinanza che stravolga dalla mattina alla sera la vita dei comuni. Perché poi cosa succede? Che i cittadini cominciano a chiamare al sindaco per chiedere le autorizzazioni per sistemare i tavolini. E non c’è una norma che consente il rilascio rapido di quelle autorizzazioni senza opportune verifiche. Oppure, alcuni esercenti fanno di testa propria e rischiano le multe dei vigili urbani, che sono tenuti a farle. Ancora: chi deve verificare che non ci siano assembramenti davanti a quei bar? I sindaci. Non si può fare un’ordinanza regionale del genere senza consultare i primi cittadini, altrimenti è il caos».
Sindaco, lei sembrava della partita per le riaperture più rapide.
«Io sono per riaprire il prima possibile, ma voglio farlo con delle regole precise del Comitato tecnico scientifico che non mettano a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Per esempio, restando sulla questione dei tavolini del bar, mi aspetto che sia comunicata una distanza precisa con la quale sistemarli. Non voglio fare polemica, ma la riapertura di bar, ristoranti e parchi è una questione da sindaco, non da governatore. Certo, il presidente della regione può emettere un’ordinanza per la riapertura, ma sarebbe il caso di fare prima una riunione con i sindaci che sono i diretti responsabili dell’ordine pubblico. È il presidente della regione o il sindaco che deve controllare gli assembramenti? È il presidente della regione o il sindaco che deve gestire la questione delle multe?».
I sindaci possono emettere delle contro-ordinanze per bloccare quelle regionali?
«Quando è scoppiata l’emergenza, noi abbiamo chiesto al governo di sterilizzare il nostro potere di emettere ordinanze proprio per consentire al governo di agire il più liberamente possibile. Abbiamo chiesto di sospendere l’articolo 50 del Testo Unico sugli enti locali. Le regioni hanno voluto conservare il proprio federalismo: è legittimo. Legittimo anche che le regioni emettano ordinanze nel solco del Dpcm. Ma in qualsiasi momento i sindaci possono fare delle ordinanze che blocchino quelle regionali se vanno nella direzione di attenersi alle norme nazionali. Noi sindaci abbiamo deciso di fidarci del governo e non fare di testa nostra».
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