Coronavirus. L’accusa del direttore sanitario di Padova: «Specializzandi pericolosi, veicolano il contagio». I giovani medici: «Dovrebbe vergognarsi»
«Parole inaccettabili e lesive dell’integrità e della professionalità dei medici in formazione specialistica». Così replicano i rappresentanti degli specializzandi dell’ospedale di Padova alle affermazioni del direttore sanitario, Daniele Donato, che li ha dipinti come soggetti «pericolosi» per via della loro «vita sociale molto attiva». Un’accusa, quella formulata da Donato, che si inserisce all’interno di una conferenza sulla “fase 2“, mentre faceva riferimento alle regole che medici e personale sanitario devono seguire per contenere il contagio da Coronavirus.
La replica degli specializzandi
«Il direttore sanitario dovrebbe vergognarsi e scusarsi pubblicamente con tutti gli specializzandi che ogni giorno permettono il funzionamento dell’Azienda», afferma Andrea Frascati, presidente di Mespad Specializzandi Padova. «Medici, sottolinea, che hanno lavorato in prima linea in tutti i reparti dell’Azienda, inizialmente senza idonei dispositivi di protezione e in assenza di adeguate disposizioni dalla direzione medica». Mespad sta ora pensando di procedere per vie legali per contestare l’accusa di procurata epidemia e il danno d’immagine.
«Ciò che è certo – conclude Frascati – è che le parole del direttore sanitario avranno delle conseguenze. Pretendiamo scuse pubbliche e il dovuto riconoscimento del lavoro quotidiano, da concretizzarsi in un incontro urgente. Se al contrario, la Direzione ritenesse la nostra presenza pericolosa e dannosa per l’Azienda sanitaria, noi per primi provvederemo a sospendere al più presto i servizi».
La vicenda
Gli specializzandi «escono di casa e hanno una vita sociale molto attiva. Sono questi i soggetti che nel momento in cui si inseriscono nell’ospedale creano maggior pericolo». Questa l’affermazione del direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Padova, durante una video conferenza organizzata dalla Società italiana di chirurgia plastica sulla fase 2 del Covid.
Nel video, Donato afferma che la diffusione del contagio nel personale sanitario sarebbe avvenuta soprattutto «nei momenti di socializzazione al di fuori dell’area assistenziale»: «Nel momento in cui erano in ospedale e dovevano seguire tutte le misure di barriera erano estremamente precisi e monitorati, ma nel momento in cui si trovavano nella loro sala per mangiare un panino assieme o per usare il computer, questi comunque hanno trovato dei momenti di contatto e di comunione che hanno favorito la trasmissione del virus».
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