Egitto, nel carcere di Zaky muore un regista: Shady Habash era in prigione per un videoclip satirico su al-Sisi
Si chiamava Shady Habash e aveva poco più di 20 anni. Era detenuto nel complesso carcerario di Tora, alla periferia sud-est del Cairo, lo stesso carcere di Patrick George Zaki. Da più di due anni, reo di aver girato un video nel quale prendeva in giro il presidente egiziano al Sisi. Ed è morto: ne dà notizia la rete degli attivisti per la liberazione dello studente dell’Università di Bologna. Le cause non sono chiare e non è noto se fosse o meno positivo al Coronavirus .
«Sto morendo lentamente, giorno dopo giorno. La prigione ti ammazza così». Shady, alla fine di ottobre, era riuscito a mandare questo grido d’aiuto ai suoi cari. «Prima cerchi di resistere, poi di non impazzire dopo essere stato buttato dentro una cella e dimenticato, senza sapere se e quando ne uscirai. Ho bisogno di voi e del vostro aiuto, adesso più di prima».
«Nel bel mezzo di una pandemia globale», dice Amr, amico di Zaki e uno dei promotori della rete degli attivisti, «Shady ha trascorso tutta la notte urlando aiuto nella sua cella. È stato ucciso quando lo hanno costretto a trascorrere i suoi vent’anni in una sporca cella di prigione perché ha diretto un video, è stato ucciso quando lo hanno lasciato urlare di dolore senza alcun aiuto medico ed è stato ucciso quando il tutto il mondo è rimasto in silenzio davanti a migliaia di egiziani rapiti, torturati e trattenuti senza motivi e non hanno fatto nulla al riguardo».
Nel frattempo Patrick Zaki rimane ancora detenuto: l’ultima volta che familiari l’hanno visto è stata il 9 marzo, prima del lockdown causato dalla pandemia in Egitto. È stata anche l’ultima volta in cui si sono avute sue notizie. «Cosa stiamo aspettando per fare qualcosa? – è l’appello degli amici di Zaki – Vogliamo aspettare che sia troppo tardi, come per Shady e per Giulio Regeni?». Zaki è richiuso nella sezione “indagini” del carcere di Tora, con l’accusa di propaganda sovversiva su Facebook nell’ambito di una custodia cautelare iniziata a febbraio.
Shady Habash
La sua pagina, su Facebook, è già diventata una “In memoria di”. La causa della morte del giovane al momento non è chiara, scrive il sito del New York Times che attribuisce a Shady Habash 24 anni ricordando che era stato incarcerato nel 2018 dopo aver diretto un video musicale di un artista in esilio, Ramy Essam.
Nella produzione, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi veniva irriso chiamandolo “dattero” e il giovane era stato arrestato dopo che il video si era diffuso ampiamente sui social media, ha ricordato il suo avvocato, Ahmed el-Khawaga. Anche l’autore della canzone, Galal el-Behairy era stato arrestato e condannato nell’agosto 2018 da un tribunale militare a tre anni di reclusione. Pure l’uomo che aveva aperto la pagina Facebook del musicista Ramy era stato arrestato.
Quello di Shady non è un caso isolato, ricorda ancora il Nyt: già nel 2015 uno studente di 22 anni era stato incarcerato per la pubblicazione su Facebook di un fotomontaggio di Sisi con le orecchie da Topolino. E attori, scrittori e comici hanno lasciato il Paese per evitare i rigori della censura e alcuni sono stati processati in contumacia.
In copertina EPA/Khaled Elfiqi | Un poliziotto egiziano alla prigione di Tora al Cairo, Egitto, 11 novembre 2019.
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