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Il caso Dap, e le risposte che attendiamo da Bonafede (e anche da Di Matteo)

04 Maggio 2020 - 13:08 Enrico Mentana
Dovrà spiegare in modo netto perché l'accusa di Di Matteo è falsa; ma anche dimostrare di non aver coinvolto nella sua scelta il governo di allora, e in primis il presidente del consiglio Conte. Sarà una prova dura per l'esecutivo

L’accusa del magistrato antimafia Nino Di Matteo al ministro Bonafede è della massima gravità. E sarà doveroso per il guardasigilli rispondere davanti alle Camere. Ritirare l’offerta fatta a un Pm così esposto di dirigere il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria perché i mafiosi dal carcere hanno fatto sentire la loro disapprovazione – se così davvero fossero andate le cose – costituirebbe un vero e proprio atto di infamia politica e civile. L’autodifesa di Bonafede ieri sera da Giletti, nella stessa sede e con le stesse modalità telefoniche dell’accusa subito prima rivolta da Di Matteo, non è stata francamente convincente. A differenza dell’accusatore e dell’accusato siamo cultori del garantismo, e fino a prova del contrario il ministro aveva mille altre ragioni per fare altre scelte per la guida del Dap. Ma la politica ormai da decenni ha imposto l’ordalia, il sospetto che, invertendo l’onere della prova, deve essere dissipato dall’accusato. E un esponente del Movimento 5 Stelle come Alfonso Bonafede ne conosce il meccanismo meglio di chiunque altro. Dovrà spiegare in modo netto perché l’accusa di Di Matteo è falsa; ma anche dimostrare di non aver coinvolto nella sua scelta il governo di allora, e in primis il presidente del Consiglio Conte.

Sarà una prova dura per l’esecutivo, già da subito assediato dalle opposizioni con la consueta durezza (ma con l’incognita dovuta alla presenza della Lega in quel governo, e pure al ministero della giustizia). Ma c’è anche qualcosa che deve spiegare il dottor Di Matteo. Beninteso: Antonino Di Matteo è un benemerito protagonista della lotta dello Stato contro la mafia siciliana. Ma anche da lui abbiamo diritto ad alcune risposte. Innanzitutto: perché ha taciuto per due anni? Perché quel torto che afferma di aver subito su pressione della mafia è restato segreto? Perché non ne ha mai parlato neppure in vista dell’elezione al Consiglio superiore della Magistratura? E perché ora invece sì? E ancora: il dottor Di Matteo aveva partecipato due mesi prima della mancata nomina al forum “Sum” organizzato a Ivrea da Davide Casaleggio alla presenza di tutto lo stato maggiore del M5s. In quella occasione gli erano state chieste disponibilità per un ruolo di governo nell’esecutivo che stava per nascere?

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