Coronavirus, il carceriere del bimbo strangolato e sciolto nell’acido va ai domiciliari
Domiciliari anche per Cataldo Franco, ergastolano, che è tornato nella sua casa di Geraci Siculo, a Palermo, per il pericolo che potesse contrarre il Coronavirus in carcere. Cataldo Franco, che oggi ha 85 anni ed è malato, non è un detenuto qualsiasi: si parla dell’uomo condannato all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Il bimbo ucciso era figlio di un collaboratore di giustizia
Era l’estate del 1994 quando i Corleonesi, con a capo il boss mafioso Totò Riina, insieme ai fratelli Giovanni ed Enzo Brusca, decisero di sequestrare – con quattro mafiosi travestiti da poliziotti – il figlio del pentito Santino Di Matteo per 26 mesi. Prima di essere ucciso nel peggiore dei modi – strangolato e sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca il 12 gennaio 1996 – venne tenuto prigioniero nel capannone di Cataldo Franco. Lì, però, rimase due mesi: il bimbo venne restituito ai suoi aguzzini perché il capannone, che era stato trasformato in una cella, serviva per la raccolta delle olive.
Cataldo Franco è fuori dal carcere dal 28 aprile
L’uomo, che era detenuto al carcere di Opera, a Milano, si trova dal 28 aprile nella sua casa in Sicilia. Il suo nome figura, insieme a quello di altri 376 detenuti, nell’elenco di coloro che hanno beneficiato della scarcerazione per motivi di salute.
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