Coronavirus, al Pio Albergo Trivulzio 405 morti in 4 mesi. Pregliasco: «Da subito attenzione sui pazienti, ma tamponi solo dal 16 aprile»
Nelle plesso per anziani della Lombardia “IMMeS Pio Albergo Trivulzio”, che comprende la storica “Baggina” di Milano, ossia il Trivulzio, l’istituto “Principessa Jolanda” e il “Frisia” di Merate – in provincia di Lecco -, tra gennaio e aprile ci sono stati complessivamente 405 morti. Di questi, 300 solo al Trivulzio, con un tasso di mortalità, rispetto a ospiti e pazienti presenti, che varia dal 18 al 28% a seconda delle strutture.
In queste Rsa, «Rispetto ai valori medi dell’analogo quadrimestre del quinquennio 2015/2019, vi è stato un incremento di decessi pari al 61%, passando da 186 decessi medi a 300». Queste sono le informazioni che arrivano dall’istituto durante la videoconferenza di oggi, 6 maggio, dallo scoppio dell’emergenza sanitaria per Coronavirus. In più, il Trivulzio ha seguito le «indicazioni istituzionali sulle modalità di uso contingentato» delle mascherine «fino al 23 marzo, quando si è potuto metterle a disposizione di tutti gli operatori».
Gestione pazienti
Sulla gestione e lo spostamento dei pazienti nei vari reparti «c’è sempre stata attenzione», venivano seguite «le indicazioni operative che si sono succedute via via» e «dal momento in cui si è potuto eseguire i tamponi è ovviamente stata garantita maggiormente la sicurezza, ma l’assistenza è sempre stata data con professionalità», ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Trivulzio. Il virologo ha chiarito che «fin da subito sono state adottate le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità» e la struttura ha seguito le normative «nazionali e regionali».
Il legale dell’ente e del dg Giuseppe Calicchio, l’avvocato Vinicio Nardo, ha fatto presente che «i tamponi sono arrivati solo il 16 aprile» e ha ribadito che il Trivulzio non ha mai ospitato pazienti Covid. Sulla base della delibera lombarda dell’8 marzo, ha precisato Pregliasco, ha fatto «da centro di smistamento di questi pazienti in un momento in cui c’era questa necessità».
Uso delle mascherine
In quanto all’uso delle mascherine, nell’istituto di cura «nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico», ha spiegato l’avvocato Vinicio Nardo. Il legale ha anche polemizzato sulla questione, parlando di «penuria» delle mascherine nella prima fase dell’emergenza e del fatto che pure «le forniture ordinarie del Trivulzio sono state dirottate» verso gli ospedali in quel periodo.
Le indagini
È «doverosa» l’indagine penale aperta sul Pio Albergo Trivulzio di Milano. Questa l’opinione di Pregliasco e di Nardo. Entrambi hanno parlato della «professionalità» di medici e personale esaltandone le qualità; Nardo ha parlato anche di una ondata mediatica che si è abbattuta come uno tsunami per primo e soprattutto sul Trivulzio». Infine, al Pio Albergo Trivulzio di Milano c’è stato un «adeguamento a disposizioni nazionali e regionali, con tutti i limiti che qua e a livello nazionale c’erano» in una situazione di emergenza ed è stata garantita «l’assistenza».
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