Coronavirus, l’accusa degli atleti militari ai Mondiali in Cina: «A ottobre siamo stati tutti male»
I Giochi mondiali militari di Wuhan – la città focolaio del Coronavirus, in Cina sarebbero stati letali per alcuni degli atleti che hanno partecipato alle gare. «Ci siamo ammalati tutti, 6 su 6 nell’appartamento e moltissimi anche di altre delegazioni. Tanto che al presidio medico avevano quasi finito le scorte di medicine». Matteo Tagliariol, uno dei campioni della scherma azzurra, racconta quanto accaduto lo scorso ottobre e il possibile contatto con la malattia già allora. «Ho avuto febbre e tosse per 3 settimane – dice lo spadista azzurro – e gli antibiotici non hanno fatto niente; poi è toccato a mio figlio e alla mia compagna. Non sono un medico, ma i sintomi sembrano quelli del Covid».
Stessa sorte per la compagna, la fiorettista azzurra Martina Batini. Anche la ragazza si è ammalata, «ma in maniera più lieve. In quei giorni mangiavo poco, quindi non ho fatto caso ad una mancanza di gusto e olfatto, come capita spesso a chi soffre di questa malattia. Posso dire che, rispetto a una normale influenza, è durata tanto ed è stata molto forte, però non ho competenze mediche per sbilanciarmi oltre».
Tagliariol ha poi raccontato alcuni dettagli della malattia -nonostante il ragazzo, dopo la guarigione, non si sia mai sottoposto al tampone o al test sierologico. L’ha definita una «strana influenza, particolarmente virulenta, con patologie respiratorie: è vero che sono asmatico e dunque un’influenza mi prende tendenzialmente ai bronchi, ma non sono stato meglio dopo dei cicli di antibiotico. Dopo tre settimane è andata via e non mi è più venuta”.
Il virus, inoltre, avrebbe serpeggiato nella stessa occasione anche tra la delegazione francese. La pentatleta Elodie Clouvel ha raccontato in un’intervista all’emittente televisiva Loire7: «Penso che con Valentin (Belaud, altro pentatleta) abbiamo già avuto il Coronavirus perché eravamo a Wuhan per i Giochi Militari. Ci siamo ammalati, lui ha saltato tre giorni di allenamenti, io ho avuto problemi mai avuti prima. E quando abbiamo parlato con un medico militare, ci ha detto: penso che l’abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata».
Eppure il ministero della Difesa francese ha smentito ogni cosa: «La delegazione francese ha beneficiato del monitoraggio medico, prima e durante i Giochi a Wuhan, con un team dedicato composto da circa venti persone. Non vi sono stati in seno alla delegazione francese casi dichiarati durante e al ritorno dai Giochi assimilabili, a posteriori, a casi di Covid 19. Finora, per quanto ne sappiamo, nessun altro Paese rappresentato all’evento di Wuhan ha segnalato casi simili. Il primo caso di Covid 19 è stato segnalato dalla Cina all’Oms solo a fine dicembre, due mesi dopo la fine dell’evento».
Una teoria, quella del legame tra il virus e i Giochi militari a Wuhan, che risulta controversa. Il 18 aprile, in un articolo a firma David Puente, si faceva riferimento alla stessa storia, ma con un unico dettaglio diverso: gli atleti coinvolti, questa volta, erano quelli americani. Ad alimentare quella storia era stato il ricovero di alcuni di loro infettati da un «virus sconosciuto».
Tra i primi a diffondere la notizia era stato il Global Times, con un articolo del 22 febbraio intitolato «Japanese TV report sparks speculations in China that Covid-19 may have originated in US» (rimosso e ripreso dal cinese People’s Daily). La realtà dei fatti, poi ammessa dalla stessa testata, era che si trattava di malaria e non del virus Sars-cov-2.
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