Coronavirus, lo schiaffo della burocrazia agli infermieri eroi: il premio di 100 euro mai arrivato o ridotto
Tra le professioni che avrebbero dovuto beneficiare del premio presenza previsto dal decreto “Cura Italia”, il bonus da 100 euro per tutti coloro che hanno continuato a lavorare in sede durante il lockdown, ci sono ovviamente gli infermieri. Gli “eroi” che hanno combattuto in prima fila il Coronavirus. Ma molti di loro questi soldi non li hanno mai visti, per altri invece la cifra è stata decurtata.
A livello nazionale l’importo è stato distribuito in modo eterogeneo. E in alcune realtà, come quella emiliano romagnola, le Asl hanno chiesto agli operatori sanitari di compilare un modulo per “certificare” l’effettivo possesso dei requisiti. Secondo il decreto Cura Italia avrebbero dovuto averne diritto i lavoratori dipendenti con una dichiarazione annuale dei redditi complessiva non superiore ai 40mila euro.
Nell’autocertificazione resa disponibile in modalità intranet, ai dipendenti sanitari è richiesto di certificare di avere i requisiti di reddito necessari e che non sia stata richiesta l’erogazione del premio ad altri datori di lavoro.
Ma secondo la circolare n. 8/E del 3 aprile scorso dell’Agenzia delle Entrate, per ricevere il premio non è necessaria alcuna domanda da parte del lavoratore: i sostituti d’imposta dovranno riconoscerlo, in via automatica, a partire dalla retribuzione corrisposta nel mese di aprile.
«Di questi 100 euro ancora non sappiamo niente», dice un’infermiera dell’ospedale Sant’Arcangelo di Rimini. «Siamo al ridicolo. Questa autocertificazione è un’assurdità. Ci è stato chiesto di dichiarare di aver effettuato il monte ore necessario all’erogazione del premio. Ma è chiaro che poi l’effettività delle ore lavorate va controllata dai singoli uffici».
Inoltre ci sono problemi anche per quanto riguarda i mille euro in busta paga promessi a ogni operatore sanitario dal governatore della Regione Stefano Bonaccini. «Si è considerato un periodo di tempo limitato. Il premio è destinato a chi ha lavorato ininterrottamente dal 21 febbraio al 31 marzo. Ma da fine marzo a inizio aprile sono state fatte assunzioni straordinarie», spiega Renato Congedo, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind. Per tutti questi nuovi assunti niente premio. Che poi, sostiene Congedo, è in realtà in media 600 euro a persona: «Un cioccolatino a un bambino».
Oltre alla beffa dell’autocertificazione c’è chi, in Veneto, ha avuto una decurtazione del premio in busta paga a causa delle modalità di calcolo dei giorni lavorativi. Rispetto alle 156 ore mensili contrattuali «a marzo ne ho fatte 160», spiega un’infermiera dell’ospedale Borgo Trento di Verona. «Le ore sono state spalmate su 22 giorni anziché sui 26 teorici e questo ha comportato una riduzione del premio da 100 a 80 euro pur avendo lavorato di più dei mesi precedenti».
«L’orario teorico da cartellino per quanto riguarda gli infermieri non corrisponde mai all’orario reale lavorato, io come operatore sanitario ho un orario teorico di 7,12 ore per 5 giorni. Altri ospedali hanno un orario di 6 ore per 6 giorni. Il risultato è sempre 36, è solo una modalità diversa di indicare nel cartellino l’orario teorico», dice Paolo Libero, dirigente del coordinamento nazionale professioni sanitarie per la Cisl Veneto.
«Si sono calcolati i 100 euro su un teorico di 26 giorni – continua Libero – ovvero i 31 giorni di marzo meno le cinque domeniche, ma l’infermiere lavorando, per esempio, 6 notti da 10-11 ore si è trovato un conteggio di giorni inferiore ai 26, nonostante abbia fatto più ore».
«Se tu hai fatto 156 ore e hai fatto pure gli straordinari vuol dire che hai lavorato tutto il mese, e hai diritto a tutti i 100 euro. È penalizzante aver preso come riferimento il numero di giorni teorici», dice Libero che però chiarisce come l’assessore Regionale alla Sanità Manuela Lanzarin si sia impegnata “nero su bianco” a verificare ed eventualmente conguagliare le eventuali cifre non correttamente erogate del bonus 100 euro. Ma, al momento «non abbiamo ancora avuto risposte concrete».
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