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Coronavirus, l’infettivologo Galli: «Milano è una bomba, molti infettati sono in circolazione»

08 Maggio 2020 - 11:33 Redazione
«È evidente che sono necessari maggiori controlli - ha affermato il primario di Malattie infettive del Sacco -. Mi chiedo perché da noi ci sia stato un atteggiamento quasi forcaiolo nei confronti dell'uso del test rapido, il "pungidito", che poteva comunque essere utile»

In questi giorni hanno fatto molto discutere le foto dei Navigli, zona per eccellenza della movida milanese: sembra essere tornata la quasi normalità nonostante l’emergenza Coronavirus sia ancora in corso. Le fotografie di ragazzi che bevono birre appoggiati sui parapetti e le passeggiate di piacere lungo i corsi d’acqua del centro di Milano hanno fatto indignare il web. E non solo: anche l’infettivologo dell’ospedale Sacco, Massimo Galli, ha rilevato un notevole rischio nel comportamento di molti cittadini.

«Alcuni hanno interpretato l’ingresso nella fase 2 come un liberi tutti – ha detto il medico in un’intervista a la Repubblica -. È un segnale di grande pericolosità, perché dovrebbe invece prevalere la cultura della responsabilità per limitare al massimo i danni». Ma non è solo il comportamento dei milanesi a impensierire Galli. Sui protocolli seguiti per controllare gli infetti ancora non ci siamo, dice: «Quello che disturba è che le persone infettate già da tempo avrebbero potuto ottenere un test molto prima».

Poi lancia l’allarme sulla situazione attuale: «Milano è un po’ una bomba, perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia. Abbiamo un numero altissimi di infettati, che ora tornano in circolazione. È evidente che sono necessari maggiori controlli – ha affermato Galli -. Mi chiedo perché da noi ci sia stato un atteggiamento quasi forcaiolo nei confronti dell’uso del test rapido, il “pungidito”, che poteva comunque essere utile».

Tra le varie inadempienze, la prospettiva per il primario di Malattie infettive del Sacco è che «con la riapertura si possano presentare dei problemi: la Lombardia rischia di richiudere, ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no».

Galli ha concluso l’intervista al giornalista Michele Bocci chiarendo che non è affatto sicuro «che la mascherina e il distanziamento abbiano successo contro un’epidemia come questa. Nessuno ha mai sperimentato quello che stiamo attraversando. E poi non sappiamo quanto le persone rispetteranno le regole».

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