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Coronavirus. Prestigiosi giornali americani svelano la pandemia inventata? I complottisti sono alla frutta

08 Maggio 2020 - 15:56 Juanne Pili
Sarebbe bello se il Covid-19 fosse solo un'invenzione dei media, ma non è così. Instillare il dubbio nei cittadini serve solo a macinare i click in rete. Non cascateci

In diversi blog cospirazionisti vengono rilanciati alcuni articoli presi da testate americane, presentati tutti come fonti autorevoli, facendo leva sulla leggerezza dei lettori, in modo da giocare sulla idea suggestiva di un complotto mondiale, volto a costruire una emergenza sanitaria esistente solo nei media.

In sostanza, secondo i complottisti, la stampa americana avrebbe fatto trapelare – dati alla mano – che il Covid-19 non sarebbe più pericoloso della comune influenza stagionale, la quale avrebbe causato molti più morti.

In questo articolo analizziamo più nel dettaglio le principali affermazioni, mostrando le lacune su cui si basano, comparando due fenomeni sanitari completamente diversi, e ricamando sulle più normali norme di precauzione, previste in caso di emergenze come quella che stiamo tutti vivendo.

Come è stata costruita la narrazione complottista

I modi con cui questi post sono stati confezionati sono emblematici della scarsa perizia di chi diffonde questi contenuti, se non si tiene conto dell’eventuale malafede. «Si sveglia anche il Washington Times: il Covid-19 è una mega truffa», titola un autore.

«Il 28 aprile il “New York Times” – continua nell’introduzione del testo – se ne esce con un lungo reportage sul caso della Svezia. Il paese scandinavo infatti dopo essere stato criticato per oltre un mese si prende la sua rivincita. Numeri alla mano il governo svedese è quello che ha avuto ragione in Europa. A Stoccolma, con il doppio della densità di Roma, era tutto aperto: cinema, ristoranti, barbieri, scuole, palestre. Gli svedesi insomma hanno continuato a vivere normalmente».

Viene associata così la testata cospirazionista al più autorevole New York Times, che però parla di ben altro contesto, analizzando il modello svedese, di cui troviamo alcuni interessanti approfondimenti anche nel Guardian:

«Per quale motivo hanno permesso a due tra i più importanti e letti quotidiani del mondo (New York Times e Washington Times) di pubblicare simili notizie? Non si può certo pensare ad una svista dell’editore e ovviamente neppure all’intraprendenza e al coraggio di un paio di giornalisti».

Si gioca sulla confusione nei propri lettori di riferimento, tra il Washington Times (noto sito cospirazionista), e il Washington Post, il giornale dello scandalo Watergate. Giocando su presunte autorevolezze e senza spiegare le fonti, gli autori di questi contenuti non forniscono una corretta informazione ai propri followers.

Un fenomeno simile lo avevamo visto anche trattando delle tesi di complotto sul virus ingegnerizzato in laboratorio, dove torna la confusione tra Washington Times e Washington Post.

I numeri della mortalità, tra influenza e Covid-19

L’autore prende per oro colato le fonti del Washington Times non cogliendo la differenza tra tempi e contesti diversi, facendo un paragone del tutto campato per aria tra influenza stagionale e Covid-19.

«Uno degli articoli inizia dicendo che il SARS-CoV-2, causa del COVID-19, ha ucciso 56.749 americani a partire da martedì e questa non è certo una cosa positiva, ma dati alla mano, è sempre meno della stagione influenzale 2017-2018 nella quale sono morte oltre 80.000 americani».

Quando si parla di mortalità per influenza intendiamo decessi attribuiti alla malattia sulla base di modelli, non possiamo andare a fare il tampone a tutti quelli che muoiono. Quegli 80mila americani non sono tutti confermati, ma ritenuti attribuibili. Senza contare che si parla di una stagione influenzale, che va da novembre ad aprile. 

Per il Covid-19 ci troviamo invece di fronte ai decessi confermati con isolamento virale, nell’arco di due mesi. Parliamo di una misura del tutto diversa. I due fenomeni non possono essere confrontati in questo modo. Senza contare che almeno inizialmente, i test effettuati negli Stati Uniti non erano affidabili come quelli utilizzati in altri Paesi, come l’Italia, sviluppati al Charité di Berlino.

Anche da noi probabilmente, i morti per Coronavirus sono molti di più rispetto a quelli che siamo riusciti a tamponare. Alcuni non hanno avuto il tampone perché erano particolarmente anziani; con una malattia che appariva come una vasculite, ma solo dopo abbiamo appreso che il Covid-19 può presentarsi anche in maniera differente.

Il complotto della precauzione

In questo modo, giocando con la semplificazione eccessiva – facendo delle proprie lacune una licenza letteraria – non è difficile identificare gli esperti e le loro proiezioni sull’andamento della pandemia, come parte di un complotto, volto a farci credere che esista una emergenza sanitaria, magari per favorire la distribuzione di un vaccino.

«Gli esperti con i loro modelli computerizzati avevano previsto la morte di 1,7 milioni di americani – continua l’autore del post – poi hanno dovuto rifare i modelli riducendo il numero tra i 100.000 e i 240.000 morti».

«I modelli come sempre fanno acqua da tutte le parti – conclude – ma passare da 1 milione e 700 mila morti a 70 mila, fa pensare ad una vera e propria strategia corrotta. Forse qualcuno desiderava una ecatombe?»

È chiaro che il primo modello è stato costruito dagli americani sulla base dei dati a disposizione, l’abbiamo fatto anche in Italia. Quando poi si cominciano a raccogliere dati a casa propria, i modelli subiscono l’influenza dei nuovi dati. Con un virus completamente nuovo non avremo tutti i parametri perfetti, possono esserci delle variazioni.

Del resto le prassi degli epidemiologi non sono apparse all’improvviso. Per esempio, dovrebbe essere una norma da parte degli esperti, aspettarsi sempre lo scenario peggiore, salvo poi rivedere i modelli man mano che arrivano nuovi dati. Si tratta di semplice precauzione.

Quando si devono disegnare le misure di mitigazione – inizialmente di contenimento – la prima cosa che si fa è vedere lo scenario peggiore, perché occorre prepararsi al peggio, poi pian piano si fa l’escalation, e si ammorbidisce. 

Se ci si preparasse subito allo scenario più ottimista, al manifestarsi di un caso peggiore non sarebbe più possibile riorganizzarsi nel breve tempo. Da tantissimi anni tutte le autorità sanitarie competenti, sotto l’egida dell’Oms, si preparano a eventi epidemici di questo tipo.

Conclusione

Non fatevi prendere in giro.

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