Coronavirus. Elementari e medie in classe, alternanza nei licei: i tre scenari del governo per il rientro a scuola a settembre
Alla fine, nonostante i tanti problemi riscontrati finora, la didattica a distanza continuerà anche durante la Fase 3 dell’emergenza Coronavirus. A dirlo è stata la vice-ministra dell’Istruzione Anna Ascani che ai microfoni di Sky Tg24 ha spiegato che molto probabilmente gli studenti delle superiori continueranno, anche a settembre, a seguire alcune lezioni via web.
«L’attività in presenza sarà di meno rispetto al passato e sarà integrata con la didattica a distanza, che soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado ha funzionato meglio», dichiara Ascani. Una sorte diversa aspetta gli studenti delle scuole elementari e delle medie per cui è previsto un ritorno in classe a settembre.
Con qualche accorgimento: classi più piccole e dislocate anche fuori dalle strutture scolastiche. Ascani ipotizza di poter dividere le classi in due «moltiplicando le attività», aggiungendo, cioè, ai curricula tradizionali «più musica, arte, sport, creatività digitale e laboratori».
Insomma, nella scuola post-Covid potrebbe esserci più spazio per le attività extra-curriculari e per materie diverse da quelle più tradizionali. Non è ancora dato a sapere come esattamente verrà superato il digital divide che vede, secondo le stime dei sindacati, soltanto in Lombardia circa 150mila studenti in condizioni di non poter seguire le lezioni.
Allo stesso modo non è ancora chiaro se verrà aumentato il personale scolastico per far fronte al moltiplicarsi delle classi e neppure come la nuova scuola verrà organizzata dal punto di vista logistico. Sempre a SkyTg24 Ascani ha dichiarato che verranno utilizzati «altri spazi che stiamo individuando insieme agli enti locali».
Per quanto riguarda l’ampliamento dell’organico la viceministra dichiara che è in atto un confronto con il ministero dell’Economia per capire esattamente su quanti fondi potrà fare affidamento il Miur e aggiunge: «Avremo sicuramente bisogno di professionalità specializzate per le nuove attività. Naturalmente i Comuni hanno anche delle relazioni importanti con enti del Terzo Settore e associazioni che possono farsi carico di un pezzetto di queste attività educative, però per noi conta avere un organico potenziato, perché naturalmente è quello che ci permette di organizzare più attività».
Eppure, stando a quanto dichiarato dagli stessi docenti, un ampliamento del personale sarebbe necessario già da adesso. Nei giorni scorsi i sindacati della scuola Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda di Milano e provincia hanno annunciato uno stato di agitazione a partire dal 13 maggio, dopo la mancata risposta a una lettera inviata pochi giorni fa al prefetto di Milano, Renato Saccone, in cui sollevavano diversi problemi: dalla didattica a distanza (ancora da normare) ai problemi legati a un organico troppo ridotto.
La rivolta dei Presidi: «A rischio l’esame di terza media»
Ieri, 9 maggio, invece, è stato il turno dei presidi, che in una lettera indirizzata alla ministra Azzolina hanno lamentato sia la mancanza di indicazioni chiare sullo svolgimento dell’esame di terza media, sia la mancanza di un lasso di tempo sufficiente per potersi preparare in modo adeguato.
Secondo i calcoli dell’Associazione nazionale presidi, per organizzare l’esame – dai criteri per la valutazione dell’elaborato scritto, al calendario degli esami – per sei classi terze da 25 alunni il tempo necessario sarebbe di almeno 13 giorni, «compresi i sabati». Tutto questo mentre va avanti la didattica a distanza. Insomma, si tratta di un lasso di tempo davvero molto breve, che rischia di rendere l’esame di terza media «impraticabile».
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