La trattativa, il video, il riscatto, l’aiuto degli 007 turchi, la consegna. Così è stata liberata Silvia Romano
Silvia Romano è libera. Oggi, 10 maggio, tornerà in Italia, il suo aereo atterrerà verso le 15 a Ciampino. Sono passati 535 giorni dal suo rapimento. Quasi un anno e mezzo in cui, prigioniera, è passata da un gruppo terroristico all’altro, ha vissuto in una grotta con altri prigionieri, per finire poi a vivere, negli ultimi tempi, probabilmente in un grande centro abitato in Somalia. È stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio. Pioveva forte e si sentivano le bombe esplodere a poca distanza. Silvia vestiva con abiti tradizionali delle donne somale, il capo coperto.
«Si è convertita»
Quando gli uomini della nostra intelligence le hanno chiesto se volesse cambiarsi, ha risposto di essersi convertita, secondo quanto riportano i principali quotidiani italiani. Già nei mesi scorsi erano circolate indiscrezioni che la 25enne fosse stata costretta a sposarsi in prigionia e convertirsi all’Islam. Sarà lei a confermare nei prossimi giorni o forse già oggi, quando verrà interrogata. Poi dovrà sottoporsi al tampone e la aspettano due settimane di isolamento a causa dell’emergenza Coronavirus.
Il video e il riscatto
È stata rapita alle 19.30 del 20 novembre 2018, in Kenya, da uomini legati al gruppo terroristico Al Shabaab a scopo, ormai è certo, d’estorsione. Fondamentale per la sua liberazione un video diffuso dai rapitori. Risale al 17 gennaio 2020. La giovane dice: «Sono Silvia Romano, sto bene». È stata la prova per l’intelligence italiana che la ragazza fosse viva e per autorizzare il pagamento del riscatto, di cui non ci sono conferme, non si conosce l’importo. Nel 2012 per un ostaggio inglese il Regno Unitò pago un milione 200mila euro.
L’aiuto degli 007 turchi
Dopo la diffusione del video, le trattative si intensificano, ma sono difficili. Ogni istante sembra quello giusto per liberare Silvia, ma qualcosa va sempre storto. Poi succede tutto in poche ore e la 25enne viene liberata. Grazie anche all’aiuto dei servizi segreti turchi, che hanno contatti in Somalia e che hanno accompagnato gli italiani allo scambio. Trasferita in ambasciata ha detto: «Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia». Secondo quanto riporta Il Messaggero, poi ha scherzato con l’ambasciatore italiano: «Mi manca la pizza, forse più dei miei genitori».
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