Il decreto Rilancio frena sul traguardo: M5s contro le regolarizzazioni degli stranieri, rebus coperture sulla Cig, turismo in rivolta
Il governo è ancora al lavoro per trovare la quadra sul decreto Rilancio, il provvedimento monstre da 55 miliardi che definirà la strategia per la ripartenza dell’Italia dopo la prima fase dell’emergenza Coronavirus. Il Consiglio dei ministri, previsto per la serata di ieri, non è stato ancora convocato: è iniziato solo nella tarda mattinata del 12 maggio il preconsiglio, la riunione necessaria a preparare il varo del testo. «Il presidente Conte, i ministri e le forze di maggioranza stanno lavorando senza sosta – sottolinea Palazzo Chigi in una nota -, confrontandosi costruttivamente e nel segno dello spirito di squadra, con un solo obiettivo: dare nelle prossime ore il via libera a una solida rete di sostegni, aiuti e investimenti a protezione di cittadini, famiglie e imprese alle prese con una crisi senza precedenti». Per il raggiungimento di quell’obiettivo, tuttavia, manca l’accordo su tre questioni principali.
Regolarizzazione dei lavoratori immigrati
Se fonti governative dicono che è da domenica notte che le forze di governo hanno raggiunto un punto d’incontro sulla regolarizzazione dei lavoratori immigrati, «rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico», la proposta simbolo di Italia Viva resta ancora in bilico. Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 stelle, ha ribadito che restano «perplessità sul provvedimento». «Non ritengo possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani – ha dichiarato Crimi -. Una sanatoria di questo tipo avrebbe effetti ‘morali’ devastanti sul Paese». Benché le note di Palazzo Chigi continuino a professare unità sul tema, pare che l’accordo sulle regolarizzazioni di lavoratori dei campi, badanti e colf sia ancora lontano. Lo stesso Matteo Orfini, del Partito democratico, ha attaccato il M5s su Twitter a preconsiglio in corso: «Il M5s dice che bisogna essere inflessibili con chi sfrutta gli esseri umani. E con questo argomento blocca da giorni la regolarizzazione dei migranti che spezzerebbe proprio quel meccanismo di sfruttamento. Una posizione per me assurda e irricevibile. E spero non solo per me».
Mancano le coperture
Il secondo nodo da sciogliere prima della convocazione del Consiglio dei ministri e del varo del decreto Rilancio riguarda le coperture. Diverse fonti vicine al governo confermano che non si riescono a trovare i fondi per la piena copertura della cassa integrazione del decreto Cura Italia. Mancherebbero anche le risorse per alcune misure di sostegno ai cittadini già annunciate, ad esempio gli incentivi al personale sanitario. Mentre ministri e tecnici sono riuniti in preconsiglio a cercare le coperture per sostenere i lavoratori, da Firenze è partita una marcia di protesta dei ristoratori che si estenderà nelle città di Padova, Bari e Trieste. «I nostri dipendenti aspettano la cassa integrazione de due mesi – dicono -. Stanno giocando con la nostra esasperazione ma l’equilibrio sta per finire. Se ci lasciano affondare li trascineremo a fondo con noi. Basta tavoli e trattative».
Comuni sul lastrico e polemiche nel settore turistico
Le associazioni del comparto Assoviaggi, Fto, Aidit e Astoi lamentano l’inadeguatezza delle misure prese dal governo: «In tutta Europa – dicono in un comunicato congiunto – i governi si sono immediatamente preoccupati di dare sostegno al settore, sebbene in molti dei Paesi europei il turismo non rappresenti una fetta così importante dell’economia nazionale come nel nostro Paese. In Italia – spiegano le associazioni – sembra che l’orientamento del governo sia quello di affossare il settore, anziché sostenerlo in questa delicatissima fase». La categoria ritiene inutile il bonus vacanze che dovrebbe rientrare nel decreto Rilancio: «Nulla è stato fatto ma, soprattutto, non è stato creato un vero fondo a sostegno dei mancati ricavi per le imprese turistiche. Senza un fondo a sostegno dei mancati ricavi, nonostante le rassicurazioni del governo, nessun italiano andrà più in vacanza e nemmeno il famigerato “bonus” potrà essere utilizzato perché non ci saranno più agenzie di viaggi, tour operator e anche molte strutture ricettive non riapriranno mai più».
Tra le voci di protesta delle più disparate categorie, emerge infine quella dei Comuni italiani: «Caro presidente – scrivono in una lettera – purtroppo, il decreto Rilancio non sembra cogliere in pieno la complessità delle problematiche che investono i Comuni. La continuità dei servizi sul territorio può essere garantita solo con impegni concreti, senza i quali non solo potrebbero incrinarsi il dialogo e la collaborazione tra le Istituzioni, ma verrebbe a crearsi un grave pregiudizio per i sindaci nell’esercizio delle loro funzioni sui territori e nei confronti delle proprie comunità».
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