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Gli studiosi che criticano la proposta di regolarizzazione degli “invisibili”: «Produrrà una guerra tra poveri»

13 Maggio 2020 - 21:22 Redazione
Del gruppo fanno parte rappresentanti della diaspora migrante in Italia, ricercatrici e ricercatori dell’immigrazione, avvocati, imprenditori, docenti universitari, giornalisti, esponenti delle più importanti associazioni del Terzo settore

La proposta di regolarizzare circa 600mila immigrati irregolari che negli ultimi giorni ha diviso il Governo, fatto slittare nuovamente il decreto Rilancio – che ha ottenuto il via libera in serata, predisponendo nuovi aiuti a imprese e lavoratori colpiti dal Coronavirus – fa litigare anche gli esperti di immigrazione. Circa 250 studiosi, riuniti nel Gruppo di riflessione su regolarizzazione inclusione (Grei250) coordinato da Ugo Melchionda, corrispondente italiano dell’Ocse per l’International Migration Outlook, hanno duramente criticato la proposta del governo definendolo una «scelta gravemente lesiva della dignità delle persone».

«È una scelta priva di ogni razionalità giuridica regolarizzare i cittadini stranieri consentendo l’emersione dal lavoro nero solo per alcune categorie lavorative», si legge nel documento. Le critiche riguardano soprattutto la selettività della proposta, che – così sostengono gli studiosi, giornalisti, imprenditori e membri della diaspora migrante in Italia che compongo Grei250 – andrebbe ad aiutare alcune categorie di persone a discapito di altre, creando nuove divisioni dannose perché discriminatorie.

«Scegliere la strada della regolarizzazione solo per pochi settori – recita il documento – produce solo una nuova tensione sociale e una nuova guerra tra poveri». Inoltre, così facendo – è il ragionamento – potrebbe venire meno anche l’obiettivo iniziale della misura, ovvero di garantire la sicurezza e la salute di tutti i cittadini. «Se solo una parte degli immigrati potrà aderirvi, saranno gravi le conseguenze economiche e di mancata sicurezza sanitaria dalle quali tutti gli esperti ci hanno messo in guardia». Tra queste anche l’impossibilità degli immigrati irregolari di accedere al medico di famiglia, che dall’inizio dell’emergenza epidemica hanno svolto il ruolo di sentinelle.

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