Ritardi sulla cassa integrazione, l’ipotesi di farle pagare direttamente dall’Inps (evitando le Regioni)
Sono circa 10 i miliardi stanziati dal governo per il rinnovo della cassa integrazione inseriti nel decreto Rilancio con gli aiuti alle imprese per l’emergenza Coronavirus. Risolto il nodo delle coperture, che fino a ieri teneva in sospeso anche questo punto del provvedimento atteso ormai da aprile, resta quello dei modi e quindi dei tempi di erogazione.
Lo scontro sui ritardi aveva toccato il picco domenica scorsa, quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva puntato il dito contro le Regioni, deputate all’erogazione della cassa integrazione in deroga: «C’è un ritardo inaccettabile – aveva tuonato – Ed è inaccettabile che la gente negli ultimi due mesi non abbia ancora ricevuto la cassa integrazione».
Una soluzione per accelerare i versamenti è emersa nell’ultima riunione tra governo e presidenti delle Regioni, come riporta il Messaggero, con il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, assieme alla ministra per il Lavoro Nunzia Catalfo, di affidare direttamente all’Inps il compito di pagare le Cigd.
Riforma che potrebbe essere inserita con gli ultimi ritocchi al decreto Rilancio, prima che arrivi in Cdm, altrimenti con un emendamento successivo. Una soluzione che avrebbe trovato l’approvazione dei governatori, ma che potrebbe essere ancora discussa con maggiori dettagli da parte del ministero del Lavoro in una riunione nelle prossime ore.
In questo modo verrebbero bypassate le Regioni, ma solo per le nuove richieste, mentre per quelle in corso resteranno le regole vigenti. Le complicazioni però non sono del tutto risolte, come aveva già chiarito il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. La Cigd, riservata alle imprese con meno di 5 dipendenti e a tutte quelle che non hanno accesso alla cassa ordinaria, non trova ostacoli solo nelle burocrazie regionali, ma rischia di ingolfare anche quella dello stesso istituto di previdenza.
Per quanto si possano accelerare i tempi, comunque, non si potranno ridurre a meno di un mese: «Quando l’Inps riceve le domande – ha detto Tridico – bisogna aspettare fino a un mese per sapere le ore messe a riposo da parte delle imprese».
Leggi anche:
- La ministra Bellanova: «Su regolarizzazione stranieri non faccio passi indietro. Basta con i giochi politici» – L’intervista
- Conte apre le task force di Colao e Borrelli a 11 esperte: chi sono le donne scelte tra manager e scienziate
- Coronavirus, in Piemonte tre scuole riaprono. Il sindaco di Borgosesia sfida il veto della ministra Azzolina: «Lezioni in palestra»
- Coronavirus. La cassa integrazione in deroga si scontra con il diritto in emergenza
- Coronavirus. Con la circolare Inps al via le domande per la cassa integrazione
- Coronavirus, la nave-ospedale per anziani delle Rsa. La protesta: «Non vogliamo un lazzaretto in mezzo al mare»
- Coronavirus, gli strani numeri della Russia con tanti contagi e poche vittime. I medici: «Vietato dire che ci sono morti per il virus»
- Fase 2, anche il Regno Unito ha un “problema” con i congiunti: boom di ricerca su Google sui “non-inquilini”
- Dl Rilancio, la combinazione tra ammortizzatori sociali e divieto di licenziamento: ecco il rischio di nuovi esodati
- Il Bonus baby sitter di 1.200 euro non si può ancora chiedere sul sito dell’Inps: «Non lo abbiamo aggiornato»
- Inps, i ritardi sulla cassa integrazione: 134 mila lavoratori aspettano ancora il primo assegno
- Decreto semplificazioni, al vertice Conte-maggioranza dietrofront sul condono edilizio