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Coronavirus, solo 6 attività su 10 ripartiranno. Le imprese: «La riapertura è una corsa a ostacoli, per il 68% non conviene»

16 Maggio 2020 - 11:35 Giulia Marchina
Una fase considerata complicata da molti esercenti: il 36% di loro teme di chiudere l'attività, il 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell'emergenza

Le riaperture del 18 maggio non convincono gli esercenti d’Italia: sono 6 su 10 – tra negozi, bar e ristoranti – le attività intenzionate a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista per la ripartenza in questo secondo step di fase 2. A trattenere le imprese dalla riapertura è «soprattutto il timore di lavorare in perdita, ma anche il rebus delle regole di sicurezza e la paura del Coronavirus». Il dato emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti.

Gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. L’11% si dice incerto e deciderà durante il fine settimana. Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% afferma che aprire ora non conviene. Ma c’è anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza. E un altro 13% non ha ancora adeguato il locale o l’organizzazione del lavoro alle nuove disposizioni.

Rimane poi il nodo della sanificazione degli ambienti e dei dispositivi di sicurezza: 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato. Una fase, quella che partirà lunedì 18, considerata complicata da molti esercenti: il 36% di loro teme di chiudere l’attività, il 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell’emergenza.

«Più di tutti è pesata la previsione di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche. Gli imprenditori – si legge in una nota di Confesercenti – temono l’impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l’aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali». «Bisogna cambiare passo: servono linee guida applicabili e aiuti economici diretti alle imprese per sostenerle anche in questa delicata fase della ripartenza».

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