Coronavirus, più gelati che spritz: l’aperitivo timido dei milanesi che ripartono – Foto e video
Nel primo giorno della vera fase 2, Milano sembra ripartire con il freno a mano ancora inserito. Non tutti i gestori di bar e ristoranti – anche nel cibo e nei drink che si scorge l’anima di questa città -, sono pronti alla riapertura. Stanno ancora pulendo con guanti e disinfettanti le vetrine e gli ambienti mentre i locali più organizzati hanno già radunato molti avventori al loro ingresso.
Il Coronavirus circola ancora e l’attenzione resta alta: sui mezzi pubblici, a Milano, le persone sono guardinghe. Un po’ meno davanti ai locali del cuore, nei parchi e nelle piazze della città.
Difficile distinguere un sentimento comune a tutti i milanesi: ci sono amici che si incontrano per fumare una sigaretta con spensieratezza e c’è chi cambia addirittura marciapiede per evitare di incrociare altri individui mascherati.
La Biblioteca degli Alberi, l’angolo più fotografato di Milano durante il lockdown – impossibile non essersi imbattuti nelle fotografie di qualcuno in posa tra i fiori con i grattacieli di piazza Gae Aulenti alle spalle -, è piena di giovani e famiglie. Non c’è molta coda fuori dai bar che servono l’aperitivo. Sotto la torre Unicredit è un via vai di sportivi e modaioli, di persone che si assembrano e di chi è lì a registrare video degli assembramenti da criticare poi sui social.
Fa impressione vedere più gelati che spritz, più persone sdraiate nei parchi che sedute nei dehors dei locali. Tanto a Isola quanto a Porta Venezia, quartieri milanesi simbolo della movida, dall’aperitivo alla vita notturna, i gestori sono preoccupati. Le persone, il 18 maggio, hanno ripreso a uscire, ma non è detto che, dopo le difficoltà del lockdown, avranno le possibilità di spendere per cene e divertimento.
Roberto, proprietario del Mint, un locale molto famoso nella comunità Lgbt e non solo, non ha potuto rinnovare i contratti a termine di tre dipendenti. «Abbiamo portato i coperti del locale al 30% rispetto alle normali condizioni – dice -. Se parliamo di fatturato per i due mesi e mezzo di chiusura, abbiamo sicuramente perso più di 100mila euro».
Il Salone del Mobile e gli altri eventi primaverili, rimandati per il Coronavirus, costituiscono un giro d’affari non indifferente per le attività di ristorazione. «Da noi venivano anche tanti turisti stranieri. Chissà quando li rivedremo». E conclude: Sono fiducioso, ma anche realista: non riusciremo a riprenderci prima del prossimo Natale».
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