Recovery Fund, il contro-piano dell’Austria (con Olanda, Danimarca e Svezia): «Italia e Spagna dovranno restituire i soldi»
Già il 18 maggio, il giovane cancelliere austriaco Sebastian Kurz aveva detto: «La nostra posizione sul Recovery Fund rimane invariata». Oggi arriva la conferma: l’Austria a trazione sovranista non accetterà il fondo di rilancio europeo, proposto dalla Francia e dalla Germania, che prevede aiuti per 500 miliardi di euro ai paesi europei più colpiti dal Coronavirus.
Per Kurz servono «mutui, non contributi»
«Vogliamo essere solidali con gli stati che sono stati colpiti duramente dalla crisi, ma riteniamo che la strada giusta siano mutui e non contributi», ha dichiarato il leader trentatreenne al quotidiano Oberösterreichischen Nachrichten. «Nei prossimi giorni – ha proseguito – presenteremo una proposta con una serie di idee. Siamo convinti che il rilancio dell’economia europea sia possibile, senza una comunitarizzazione dei debiti».
Non è chiaro se il plurale faccia riferimento anche ad altri paesi europei, ma l’Austria non è sola ad opporsi al piano per il rilancio. Così come era avvenuto per i “Coronabond”, anche in questo caso ci sono altri paesi nordici – Danimarca, Svezia e Olanda – che si oppongono agli aiuti, proprio come si erano opposti alla mutualizzazione del debito. In passato però, godevano del sostegno di Angela Merkel.
Rimane ancora da chiarire inoltre quale forma prenderanno le nuove proposte dei paesi anti-Recovery Fund. Ma un’anticipazione in tal senso la fornisce anche la ministra austriaca per gli Affari europei, Karoline Edtstadler che in un’intervista al quotidiano Salzburger Nachrichten, fa eco al cancelliere Kurz, sottolineando che gli aiuti dovranno avvenire sotto forma di prestiti: «Una cosa è comunque certa: i soldi che ora vanno a Italia, Spagna oppure Francia vanno usati per superare la crisi e vanno restituiti».
Conte realista: «Necessario fare molto di più»
Per il momento Giuseppe Conte non cerca lo scontro. In un’intervista a Politico.eu il premier si limita a ribadire la bontà della proposta franco-tedesca – «rappresenta un passo coraggioso e significativo verso una risposta comune dell’Unione europea alla pandemia che ha devastato il continente» – e riporta l’attenzione sul fatto che la strada è ancora lunga. Il Recovery Fund «è anche solo questo: un passo», dichiara il premier per poi aggiungere, «Se vogliamo superare questa crisi insieme, in quanto unione di interessi e valori comuni, è necessario fare molto di più».
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