Renzi salva Bonafede (e Conte). E spunta un ruolo chiave per Marattin, o un altro fedelissimo
Il finale non è a sorpresa: come anticipato dalle cronache e dai giornali, dopo aver tenuto l’esecutivo sulla graticola, Matteo Renzi e Italia Viva votano in aula con la maggioranza di cui pure fanno parte e rigettano le mozioni di sfiducia, due, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (che, e non è un dettaglio, nella maggioranza è anche capodelegazione del suo partito, il Movimento 5 Stelle). «Voteremo contro le mozioni di sfiducia, ma riconosciamo al centrodestra e Emma Bonino di aver posto dei temi veri. La sua mozione non era strumentale», spiega Renzi in aula nella sua dichiarazione di voto sulla sfiducia al ministro. Sullo sfondo, quello che per alcuni è un altro “posto al sole” nel governo per Italia Viva, con un rimpastino in vista a settembre. Perché una crisi di governo, in questo momento di gestione e Fase 2 nell’emergenza Coronavirus, non è probabilmente pensabile. E perché il “senatore semplice” di Scandicci, il cui partito è quotato negli ultimi sondaggi al 2,1%, continua a giocare – e rivendicare – un ruolo. Come ha dimostrato fin dalla nascita di questo governo. Oggi l’ex premier è passato quindi dagli annunciati fuochi d’artificio – non era scontata la fiducia a Bonafede, di cui critica operato e ideologia – dallo sciogliere la riserva solo in mattinata durante il suo intervento. Spostando, di fatto, il focus dal Guardiasigilli al presidente del Consiglio.
Renziani più forti?
L’aggancio per tenere in vita il governo, dice Renzi, è tutto su Giuseppe Conte, atteso domani in Parlamento per riferire sull’emergenza Coronavirus. Sul tavolo ci sarebbero tre nomi, di peso, di Italia Viva, per altrettanti nuovi ruoli. Eccoli, dall’ipotesi più credibile a quella meno politicamente quotata, in una partita che, per il momento, sembra comunque aver segnato un punto a favore per il leader di Iv. La strada più realistica e percorribile è che il negoziato tra Renzi e Conte porti Luigi Marattin, esperto economico di Italia Viva, a diventare relatore del Decreto Rilancio. Un ruolo di importanza cruciale, date le cifre in gioco nel maxi-decreto, pari a due manovre, e che permetterebbe quindi a Renzi e ai suoi di avere sott’occhio l’iter parlamentare del decreto – di centinaia di pagine – e il destino dei suoi emendamenti.
C’è un altro nome, il secondo in termini di eventuale clamore, che circola: è quello di Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva. Già sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia nei governi Renzi e Gentiloni, potrebbe tornare dalle parti di via Arenula in ruoli analoghi. D’altro canto, nel suo intervento, Renzi non ha lesinato “consigli” a Bonafede su come lavorare al ministero.
E infine il terzo nome, il più eclatante ma anche il meno probabile: un ruolo di governo per la fedelissima di Renzi, Maria Elena Boschi. Un’ipotesi che sarebbe totalmente indigeribile per i 5 Stelle, partito di maggioranza relativa, che al momento per i corridoi del Senato resta la meno quotata nel negoziato in questione. La capogruppo di Italia Viva alla Camera, comunque, ha incontrato ieri il premier Conte a Palazzo Chigi. Al centro dell’incontro proprio quanto sarebbe accaduto poi oggi a palazzo Madama. E il pacchetto di proposte politiche di IV al governo, cominciando dal «piano choc» da 120 miliardi per l’edilizia. «Lo voglio dire chiaramente: a noi non interessa un sottosegretario: a noi interessa che ripartano i cantieri», ha detto Renzi oggi in aula.
In copertina Luigi Marattin | Foto Ansa
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