La pandemia inverte in negativo l’indice di sviluppo umano: è la prima volta in trent’anni – Lo studio
Secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), la crisi causata dal Coronavirus sta aumentando le disuguaglianze e causando, per la prima volta dal 1990 a oggi, un calo dell’indice di sviluppo umano, lo strumento standard usato per misurare il benessere dei Paesi che viene calcolato tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale pro capite
Dal rapporto pubblicato mercoledì 20 maggio dagli esperti dell’UNDP, emerge chiaramente un’inversione nella curva dello sviluppo umano globale, che dalla sua creazione a oggi è stato in crescita costante, anche se spesso al di sotto delle aspettative. Ma per il 2020 la prospettiva è quella di un «declino rapido e senza precedenti» a causa della pandemia di Covid-19.
«Il mondo ha vissuto molte situazioni critiche negli ultimi trent’anni, inclusa la crisi finanziaria internazionale del 2007-2009. Ciascuna di queste ha avuto un grave impatto sullo sviluppo umano, ma nel complesso sono stati fatti progressi anno dopo anno», ha commentato il direttore generale dell’UNDP, Achim Steiner.
Per la prima volta in trent’anni la curva potrebbe essere invertita a causa degli effetti combinati del Coronavirus, che, oltre a bloccare interi settori dell’economia mondiale e diversi sistemi educativi, ha rivelato le fragilità dei servizi sanitari nazionali anche nei Paesi più sviluppati.
La portata del fenomeno non è di poco conto. Il calo dell’indice di sviluppo umano è tale da «cancellare tutti i progressi compiuti negli ultimi sei anni», scrivono i ricercatori, e, per quanto riguarda l’istruzione, la situazione è talmente grave da sfiorare «livelli visti l’ultima volta a metà degli anni ’80».
«Ci aspettavamo un rallentamento, ma non a quel livello», ha dichiarato Heriberto Tapia, ricercatore presso l’Ufficio per lo Sviluppo Umano dell’UNDP. A preoccupare, infatti, non è solo il calo di per sé, ma anche la rapidità con cui le tendenze si sono invertite. A gennaio 2020, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato un aumento del reddito pro capite in 160 Paesi e solo tre mesi dopo, a metà aprile, ha dovuto rivedere le proprie previsioni.
Secondo le stime degli esperti, il reddito pro capite globale dovrebbe scendere del 4% quest’anno, e il rapido deterioramento della situazione è particolarmente evidente nel campo dell’istruzione. Il 60% dei bambini non va più a scuola e le disuguaglianze si stanno allargando, considerato che circa l’86% degli studenti nei Paesi in via di sviluppo non ha accesso alle lezioni per via della mancanza di strumenti per la didattica a distanza.
Le stime, tra l’altro, non tengono conto né degli effetti indiretti della crisi sulle donne, generalmente più fragili in termini di insicurezza salariale e scolastica, accesso alle cure e violenza domestica, né del rapido deterioramento del Pianeta, il cui stato di salute è da sempre escluso dagli indici usati per misurare l’ISU. Ma tra degrado ambientale, cambiamenti climatici e diminuzione della biodiversità, le ripercussioni sulla disponibilità di risorse idriche, cibo e altri beni di prima di prima necessità rischiano di acuire la portata della crisi globale.
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