Il colpo di grazia del Coronavirus a Hertz, primo colosso a crollare. E ora trema anche Renault
Il colosso mondiale dell’autonoleggio Hertz ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti e in Canada. Ad annunciarlo è stata la stessa società, che in una nota ha spiegato come la bancarotta sia dovuta in buona parte alla crisi causata dal Coronavirus. «L’impatto di Covid-19 sulla domanda di spostamento è stato improvviso e drammatico – scrivono – causando un brusco calo delle entrate dell’azienda e delle prenotazioni future».
Il ricorso al “Capitolo 11” (il dispositivo che consente a una società che non può più rimborsare il proprio debito di riorganizzarsi al riparo dai creditori) non include comunque le attività operative nelle altre aree del mondo – tra cui Europa, Australia e Nuova Zelanda – né i siti in franchising non appartenenti alla multinazionale.
Debiti e Coronavirus
Il 21 aprile scorso la Hertz aveva già tagliato 10mila posti di lavoro nel Nord America: una cifra che corrisponde e al 26,3% della sua forza lavoro globale. L’azienda, che già prima della pandemia aveva sulle spalle oltre 17 miliardi di dollari di debiti, non aveva inoltre rispettato il pagamento di 400 milioni di dollari per la sua flotta.
La crisi da Coronavirus ha fatto crollare la domanda per il noleggio di auto e ha fatto scendere i prezzi della auto usate, causando una collaterale perdere valore ai suoi veicoli. Secondo quanto anticipato dal Wall Street Journal, la Hertz non è riuscita a convincere i creditori a concederle più tempo per arrivare a una soluzione sul pagamento.
Nella nota di oggi, 23 maggio, i tagli effettuati sono descritti come «azioni immediate» e tagli di «tutte le spese non essenziali». Tuttavia, nonostante la riduzione del personale e il risparmio economico, le «incertezze sul ritorno del reddito e sulla completa riapertura del mercato» sono rimaste, e la multinazionale è stata costretta a dichiarare il fallimento. «La riorganizzazione finanziaria – conclude la nota – fornirà a Hertz un percorso verso una struttura finanziaria più solida che posizionerà meglio la società per il futuro».
La sorte di Renault
Hertz non è l’unica tra i colossi del mondo dell’auto che sta affrontando momenti di crisi. Anche la francese Renault, dopo il matrimonio saltato con Fca per volere di Emmanuel Macron (che era intenzionato a salvaguardare i rapporti ventennali con la giapponese Nissan), è ora con l’acqua alla gola. Proprio ieri il ministro dell’economia Bruno Le Maire ha detto chiaramente che «per Renault è in gioco la sopravvivenza».
Anche in questo caso la crisi ha radici più profonde della pandemia, che arriva solo come sgambetto finale all’economia. Lo scorso anno, per la prima volta in un decennio, la Renault aveva chiuso in rosso il suo bilancio. «Non ho mai nascosto la gravità della crisi in atto e non nascondo la gravità della situazione della Renault», ha detto Le Maire. Il Governo francese non ha ancora firmato il prestito da 5 miliardi di euro.
La società presenterà mercoledì 27 maggio il nuovo piano industriale. Ora la ripresa è affidata a Luca De Meo, che da luglio prenderà in mano la società e cercherà di condurla (se non sana, quantomeno salva) fino alla fine dell’emergenza.
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