Hong Kong, tornano le proteste: cariche della polizia, almeno 180 arresti. Usa: «Possibili sanzioni se la Cina impone la legge sulla sicurezza nazionale»
Sono cominciati i primi raduni a Hong Kong per le manifestazioni di protesta contro la legge sulla sicurezza nazionale che in questi giorni si sta discutendo al Congresso del popolo di Pechino. L’accusa è quella di voler infliggere un colpo durissimo all’autonomia dell’ex colonia. Per questo motivo in tantissimi hanno deciso di scendere in piazza, di passare dalle parole ai fatti. E la polizia, in assetto antisommossa, ha reagito nel peggiore dei modi: ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Stando ai media locali, le forze dell’ordine di Hong Kong ha arrestato almeno 180 persone per manifestazione non autorizzata. Sulla sua pagina Facebook, riportava invece 120 arresti ufficiali. Gli ultimi casi sarebbero collegati ai tafferugli in corso a Wanchai. Gli agenti, in tenuta antisommossa, hanno caricato, usato spray urticanti, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere le migliaia di persone scese in strada a protestare contro la legge sulla sicurezza nazionale all’esame a Pechino del Congresso nazionale del popolo.
May 24, 2020
Robert O’Brien, il segretario alla sicurezza nazionale di Donald Trump, in un’intervista a NBC dice che gli Stati Uniti probabilmente imporranno sanzioni alla Cina se Pechino attuerà la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. «È difficile prevedere come Hong Kong possa restare un centro finanziario in Asia se la Cina assume» la guida, mette in evidenza O’Brien.
May 24, 2020
Perché protestano
I due punti di ritrovo, a Hong Kong, sono stati individuati al grande magazzino SOGO di Causeway Bay e al Southorn Playground di Wanchai, a partire dalle 13 locali, quindi dalle 7 in Italia, per dare il via a una marcia non autorizzata contro le decisioni di Pechino. Un modo forte e chiaro per difendere la democrazia del Paese.
La nuova legge sulla sicurezza nazionale
Pechino, con la nuova legge sulla sicurezza nazionale, vorrebbe «istituire un quadro giuridico e un meccanismo di applicazione migliorati per la protezione della sicurezza nazionale a Hong Kong», ha spiegato Zhang Yesui, portavoce del Congresso nazionale del popolo. Questo significa che la Cina punta a controllare più che in passato l’ex colonia britannica, che finora ha goduto di un sistema ad amministrazione straordinaria che le dava maggiore autonomia rispetto alle province cinesi. Una decisione che potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle manifestazioni di piazza a Hong Kong. Proteste che, come mostrano anche le immagini di oggi, hanno già portato ad arresti e scontri violenti con la polizia.
Foto in copertina di Jerome Favre per Epa | Ansa
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