Coronavirus. Le ASL e il complotto dei falsi positivi: i casi di Arezzo e Montevarchi
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Lo scrittore Giovanni Antonio Mici si trova con un video rimosso da YouTube per aver diffuso contenuti che violavano le norme del Social network, ma presto il filmato viene ricaricato il 16 maggio da Il Greg – già noto per i suoi contenuti pseudoscientifici sul Covid-19 – in questo modo possiamo farci un’idea delle ragioni per cui il filmato è stato “censurato”.
Indice:
Sintesi
Mici fa riferimento ad alcuni articoli comparsi recentemente su dei quotidiani locali, dove si parla di falsi positivi al Covid-19 nei comuni di Arezzo e Montevarchi. Tali riscontri, che come riporta lo scrittore riguarderebbero tre persone, sono dovuti all’utilizzo di un apparecchio per la diagnosi veloce della azienda Menarini.
A questo punto Mici, riscontrando dal sito della società che questa è presente in diversi paesi europei, pone il dubbio che quello dei falsi positivi tramite Pcr possa essere un fenomeno più ampio che spiegherebbe i tanti casi e decessi registrati in Lombardia.
L’apparecchio, che non ha superato le prove per la validazione, non è stato usato in maniera indisturbata in tutta Europa. In questo periodo di infodemia e disinformazione, capita spesso che venga usato un episodio eccezionale e per niente misterioso, generalizzandolo e ignorando la mole di dati contestuali che dimostrano la genuinità dei dati sui casi di Covid-19 e delle morti correlate.
I falsi positivi di Arezzo e Montevarchi
Su ArezzoNotizie leggiamo quanto segue:
«Falsi positivi al coronavirus: casi ad Arezzo e Montevarchi. La Asl: “Colpa del macchinario … Dopo gli episodi di inizio mese, l’azienda sanitaria fa luce sul problema a seguito di un approfondimento con la ditta produttrice Menarini. Lo strumento deve essere ora aggiornato».
«La conclusione è stata che la macchina “Vita-Pcr Menarini” non ha superato le prove di validazione. La conseguenza è che adesso lo strumento non viene utilizzato nelle attività di screening per il Covid nell’attesa che la Menarini proceda all’aggiornamento dello strumento».
Troviamo una descrizione dell’apparecchio nel sito dell’azienda. Esistono certamente diverse filiali della Menarini in Europa. Risultano però notizie esclusivamente sui falsi positivi di Arezzo e Montevarchi. Questi casi eccezionali, nonostante l’inadeguatezza riscontrata, si spiegano col fatto che lo strumento fosse stato «donato all’ospedale de La Gruccia – continua ArezzoNotizie – attraverso una raccolta fondi che ha visto protagonisti i cittadini».
Test molecolari e sierologici
La diagnosi tramite Pcr (reazione a catena della polimerasi) serve a rilevare nei tamponi tracce corrispondenti al genoma virale, in questo caso del SARS-CoV2, ed è per questo piuttosto affidabile rispetto alla sola rilevazione degli anticorpi. Non è però escluso che avvengano dei falsi positivi, se il macchinario non è in grado di evitare situazioni contaminanti.
Leggiamo un esempio tratto da un documento della Associazione italiana per lo studio del fegato, dedicato alla diagnostica molecolare per l’epatite C:
«L’enorme numero di molecole generate mediante PCR può facilmente, in modo proporzionale al numero di cicli impiegati e delle manipolazioni da effettuare, contaminare le successive amplificazioni ingenerando falsi positivi».
«Inoltre, al rischio legato ai prodotti di amplificazione (fenomeno del “carry over”) va aggiunto quello di contaminazioni da imputare alla diffusione nell’ambiente di materiale biologico contenente le stesse sequenze di acido nucleico che si vogliono amplificare (contaminazione ambientale)».
«Non va sottovalutato, d’altra parte, il problema di risultati falsi negativi dovuti all’utilizzo di protocolli non adeguati o a una scorretta esecuzione del test».
Dei falsi positivi si tiene sempre conto
Ripetere il test ovviando a possibili contaminazioni, con protocolli più adeguati, e verificare la presenza o meno di anticorpi nei test sierologici, ci permette di capire in poco tempo se siamo di fronte a dei falsi positivi, come nel caso di Arezzo e Montevarchi.
Del resto trovare tracce genetiche del virus non implica necessariamente che questo sia ancora attivo, mentre i test sierologici hanno altri limiti legati al fatto che gli anticorpi non si comportano come ci aspetteremmo di solito, ragione per cui è capitato in alcuni casi che dei pazienti ancora convalescenti sono stati poi ritenuti nuovamente malati, e non è esclusa la possibilità di una riattivazione del virus, anche se per tempi brevi e senza un ritorno vero e proprio della malattia. Sono tutti problemi di cui gli epidemiologi tengono sempre conto.
Come facciamo a tenerne conto?
Abbiamo chiesto maggiori chiarimenti al dottor Luca Fanasca dell’organizzazione di divulgatori e scienziati Patto Trasversale per la Scienza. Il nodo centrale sembra essere lo strumento in sé, il quale non rappresenta la metodica principale per le analisi Pcr.
«Si tratta di una tecnologia ben precisa – spiega Fanasca – che non va paragonata con tutte le varie metodiche molecolari (ovvero fondate sulla ricerca di acidi nucleici) presenti sul mercato. La validazione funziona, per sommi capi, in questo modo: si valuta l’efficienza di una certa metodica rispetto a quella considerata il gold standard. VitaPCR effettua una ricerca dell’RNA del virus, però adoperando una real time PCR a cicli rapidi, dopo retro-trascrizione (il che permette una risposta in tempi molto brevi, laddove invece per processare un campione con la metodica standard ci vuole qualche ora)».
Quindi i falsi positivi di Arezzo e Montevarchi non rappresentano la norma?
«VitaPCR non nasce per sostituire la metodica standard – continua l’esperto – quanto piuttosto come strumento di prima linea, per una scrematura in situazioni in cui ci sia una grande affluenza di persone, come ad esempio gli aeroporti, ed è in quest’ottica che ha giustamente ottenuto il marchio CE. Va tenuto in considerazione anche il basso costo di questa metodica, che ne permette una distribuzione più capillare anche nei centri più piccoli. Non importa poi tanto che uno strumento del genere dia falsi positivi, dato che un risultato positivo va confermato col metodo standard. Ciò che conta è che non dia falsi negativi. È questo in generale il razionale di fondo dei test rapidi, o POC. Nei casi di Arezzo e Montevarchi si è comunque proceduto a isolare i pazienti per una misura di cautela; in situazioni come l’attuale pandemia conviene peccare in eccesso di prudenza».
L’anello mancante
Usare eccezioni note o alcune lacune all’interno di un contesto più ampio è una prassi complottista. Per i creazionisti gli anelli mancanti tra una specie ancestrale e una più recente dimostrerebbero che la teoria dell’evoluzione non sarebbe valida.
Secondo i Luna-complottisti la mancanza dei nastri originali della missione Apollo 11 è sufficiente a invalidare tutte le prove riguardanti le missioni umane nel nostro Satellite. Chi sostiene che l’11 Settembre sarebbe un attentato auto-prodotto dagli americani, trova nella mancanza di filmati dello schianto di uno degli aerei dirottati nel Pentagono, la prova schiacciante di una gigantesca montatura.
Così, è possibile anche trovare in giro dati riguardanti dei falsi positivi (stranamente non censurati dai poteri forti), e usarli per insinuare che sarebbero la regola: una grossa macchinazione volta a creare una pandemia, magari per permettere a Bill Gates di guadagnare un sacco di soldi coi vaccini. Similmente i No vax collezionano qualsiasi pubblicazione scientifica in cui le vaccinazioni possano apparire pericolose, ignorando tutto il resto.
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