Scandalo Cummings e strage nelle residenze per anziani scuotono il governo di Boris Johnson
Come è successo in Italia con Giuseppe Conte anche nel Regno Unito l’epidemia di Coronavirus ha fatto risalire i consensi del Governo e del premier Boris Johnson. Il 2019 era finito piuttosto bene per Johnson, reduce da una vittoria schiacciante su Jeremy Corbyn nelle elezioni di dicembre e l’approvazione del parlamento britannico dell’accordo per la Brexit. Nel 2020 neppure la tardiva implementazione delle restrizioni – ricorderete le odi del suo consigliere scientifico all’immunità di gregge (a cui aveva fatto eco anche lo spin doctor di Johnson, Dominic Cummings) – e i messaggi confusi sulla Fase 2 erano riusciti a danneggiare la sua immagine. Johnson l’indomabile è stato anche il primo premier europeo a guarire dal contagio dopo un periodo di malattia che lo aveva visto ricoverato in terapia intensiva. Adesso però, con il Regno Unito primo tra i paesi europei per numero di contagi, il suo governo si trova in difficoltà su più fronti.
Cummingsgate: il consigliere eccentrico accusato di aver violato le regole del lockdown
Il primo riguarda lo scandalo che ha travolto proprio Cummings, l’ideatore della campagna per la Brexit “Vote Leave” e consigliere eccentrico e spregiudicato di Johnson. Cummings è accusato di aver violato le regole sul lockdown, promulgate il 23 marzo dal governo di cui fa parte, per aver attraversato il Regno Unito in macchina circa una settimana dopo. Partendo da Londra è andato a trovare i suoi genitori in prossimità di Durham, piccola cittadina universitaria al Nord, in compagnia di sua moglie e del loro figlio di quattro anni. In una lunga conferenza stampa avvenuta ieri nel giardino di No.10 Downing Street, per cortese concessione del primo ministro, Cummings si è difeso a lungo, proclamando la sua innocenza e rifiutandosi di chiedere scusa: le regole prevedono alcune eccezioni, ha sostenuto Cummings, e il viaggio sarebbe stato dettato dalla necessità di affidare il proprio figlio ai genitori visto che sia lui che sua moglie avevano mostrato i primi sintomi di Covid.
Pazienza se nel frattempo il consigliere ombra di Johnson ha trovato il tempo per fare un gita a una vicina meta turistica (un castello) «per testare la propria vista» prima di rimettersi in macchina. La conferenza stampa non ha placato gli animi di chi rinfaccia all’esecutivo – e a Johnson, che non ha chiesto le dimissioni di Cummings – di agire da “establishment”, imponendo una regola al Paese e un’altra ai propri amici. Tanto che oggi sono arrivate le dimissioni di un ministro, il deputato scozzese Douglas Ross.
May 26, 2020
La strage nelle Rsa
Altro punto dolente riguarda l’epidemia di contagi e di decessi Covid nelle Rsa britanniche. L’Oms ha più volte sottolineato che si tratta di una piaga globale e che la metà delle morti da Covid sono avvenute proprio nelle case di riposo per anziani. A metà aprile l’Istituto superiore di sanità stimava che circa il 40% dei morti nelle Rsa in Italia (6.773 in tutto dal 1° febbraio) fossero avvenute a causa del Covid: si parla quindi di circa il 24-25% del totale. Le morti nelle Rsa (“care homes“) nel Regno Unito, secondo i dati aggiornati a metà maggio, era più o meno simile (attorno al 25%). Ma il conto totale era ancora più salato: 11mila-14mila. Il capo dell’organizzazione che rappresenta le case di cura in Inghilterra, il professore Martin Green, ha fortemente criticato l’approccio del governo nel trattare il Coronavirus tra i residenti anziani. Fornendo prove al Comitato per l’assistenza sanitaria e sociale, Green ha criticato la mancanza di dispositivi di protezione personale, la scarsa organizzazione e la mancanza di una chiara strategia.
A fare da eco alle sue critiche ci sono state varie inchieste dei media britannici e non, come il New York Times che ha indagato sul caso di una Rsa in Scozia che, nonostante la sua posizione estremamente isolata (si trova sull’isola di Skye che è collegata alla Scozia tramite un solo ponte) sono morti circa il 25% dei pazienti e nessuno è stato risparmiato dal contagio. Il copione è il solito: personale sanitario sprovvisto di dispositivi di protezione o che si rifiuta di indossarli, mancato isolamento dei pazienti Covid, pazienti che vengono fatti arrivare dagli ospedali per liberare i posti e mettere in sicurezza le strutture ospedaliere ma che finiscono per contagiare i residente delle case di cura.
Un disastro, che le case di cura – per lo più private (86% del totale lo sono) -, insieme alla sanità britannica, non hanno saputo gestire. Per Benjamin Mueller, il giornalista del New York Times, si tratta di uno scandalo che sarà determinate per il giudizio sulla gestione della pandemia da parte di Johnson. Il premier, per il momento, appare troppo impegnato a gestire lo scandalo che ha investito Cummings e a promuovere i piani del Governo per la Fase 2 per pensare alle morti che sono avvenute nella Fase 1 e che, però, non danno cenni di rallentare.
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