Coronavirus, il presidente della Croce Rossa: «Troppi non rispondono, ma c’è chi in privato chiede il test» – L’intervista
La metà delle persone contattate non ha risposto alle chiamate, il 17% ha detto di no mentre oltre il 30% di sì. Sono questi i numeri forniti dalla Croce Rossa Italiana a Open in merito all’indagine epidemiologica partita lunedì 25 maggio su un significativo campione di italiani. Nello specifico, saranno 150 mila le persone che, in 2 mila comuni, verranno contattate dai volontari della Croce Rossa per sottoporsi al test sierologico che consentirà al governo italiano di fotografare la diffusione del Coronavirus in Italia.
C’è chi non risponde e c’è chi dice no
Si tratta di una semplice analisi del sangue, non di un test con il pungidito. Alcuni, vittime della confusione, hanno detto no. Altri, invece, hanno chiesto di essere ricontattati, altri ancora hanno abbassato la cornetta pensando che si trattasse del solito call center. Per questo motivo si sta già pensando all’invio di massa degli sms (ovviamente solo alle persone scelte per il test, ndr): «Non ci aspettavamo questo tipo di reazione. Non rispondono perché vedono uno 06, altri invece ci dicono, come fossimo un call center qualsiasi, “mi richiami”, “ho da fare”», racconta Francesco Rocca, presidente di Croce rossa italiana (che continua a occuparsi delle famiglie meno abbienti e dei senzatetto particolarmente provati da questa emergenza sanitaria).
«Per favore fate il test anche a noi»
Poi ci snocciola un dato interessante, che fa capire quanto gli italiani siano preoccupati da questa pandemia: «Non ha idea di quanta gente sta scrivendo in privato, spesso sui social, chiedendoci di effettuare il test. Ci dicono: “Siamo a disposizione”, “Per favore fatelo anche a me”. Ma noi non possiamo, dobbiamo attenerci alle liste dell’Istat».
194 mila persone da contattare
Le persone da contattare saranno in tutto 194.650: l’Istat, che ha selezionato il campione da sottoporre al test, ha fornito una lista con circa 45mila persone in più, rispetto ai 150 mila previsti dal governo, in previsione di un 15-20% di rifiuti. «Il primo giorno non ci ha risposto il 60% delle persone, il secondo il 55% e ora il trend per fortuna sta calando. Abbiamo già fatto 16 mila chiamate, siamo molto positivi», aggiunge Michele Bonizzi, responsabile del progetto per Croce Rossa.
600 volontari, ci sono anche giovani aspiranti medici
Un sforzo notevole per Croce Rossa che, per l’occasione, ha schierato un esercito di 600 volontari. Sì, volontari: non vengono retribuiti e molti sono giovanissimi. Come un gruppo di studenti di Medicina dell’università La Sapienza di Roma che ha deciso, tra una lezione a distanza e l’altra, di dare una mano nel concreto. I call center, infatti, sono dislocati in tutta Italia. Da Nord a Sud, in tutte le regioni. Alcuni lavorano anche da casa.
Il questionario dura 10 minuti
I volontari, sulla scorta degli elenchi forniti dall’Istat, chiamano i cittadini (di tutte le età, moltissimi in Lombardia) e spiegano, punto per punto, di cosa si tratta. Il test, infatti, viene svolto nelle strutture individuate dalla Croce Rossa o dalla Regione di competenza. In altri casi viene effettuato anche a domicilio. Il questionario telefonico – è bene ricordarlo – dura 10 minuti. «Anche per questo in molti ci hanno chiesto di essere ricontattati nei prossimi giorni, magari erano al lavoro», dice il presidente di Croce Rossa che, in conclusione, ricorda: «Se ricevete una chiamata da un numero che inizia con 06.5510 è la Croce Rossa Italiana, non è uno stalker, non è una truffa telefonica».
Foto in copertina di Croce Rossa Italiana
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