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Caporalato ai danni dei rider: il Tribunale di Milano commissaria Uber Italy

29 Maggio 2020 - 18:16 Redazione
L’indagine era iniziata a luglio, a seguito di alcuni controlli a campione condotti dalla polizia locale di Milano

La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria – e cioè il commissariamento – di Uber Italy srl, la filiale italiana del gruppo americano. L’accusa è quella di caporalato, in particolare per lo sfruttamento dei rider addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats. A darne la notizia è l’Ansa.

Su Uber Italy è in corso un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal pm Paolo Storari. L’indagine era iniziata a luglio, a seguito di alcuni controlli a campione condotti dalla polizia locale di Milano. A settembre, poi, la procura di Milano aveva aperto un fascicolo per indagare sulle condizioni di lavoro dei ciclofattorini e sulle possibili violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro e di eventuali dinamiche di caporalato.

Il caporalato su cui si indaga è sia dai committenti, sia tra ciclofattorini: come avevano testimoniato alcuni rider a Open, alcuni cittadini in regola con i documenti sono soliti rivendere o affidare i propri account a lavoratori senza permesso di soggiorno. I caporali concordano con i lavoratori fantasma una cifra al mese, che si aggira intorno ai 300 euro al mese, che riscuotono direttamente dal lavoro altrui.

Rider pagati «3 euro a consegna»

Per i giudici di Milano, Uber, attraverso società di intermediazione di manodopera, avrebbe sfruttato migranti «provenienti da contesti di guerra, richiedenti asilo e persone che dimoravano in centri di accoglienza temporanei e in stato di bisogno». Nei verbali risulta la testimonianza di un rider che ha lavorato per la compagnia: «La mia paga era sempre di 3 euro a consegna indipendentemente dal giorno e dall’ora».

«Vittime di questa filiera sono gli #invisibili delle aree metropolitane- scrivevano già a settembre dal sindacato autonomo Deliverance – che finiscono per essere impiegati da qualche caporale pur di avere accesso ad un lavoro che sia in grado di dar loro la speranza di raccogliere qualche briciola da un’economia dei servizi digitali che si sta arricchendo sempre di più, giorno dopo giorno, sulle spalle dei lavoratori stessi».

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