Da resilienza a new normal: come cambiano i luoghi comuni dopo la pandemia – L’intervento
Il linguaggio delle aziende e sui luoghi di lavoro ruota inevitabilmente intorno ad alcuni luoghi comuni che hanno fortune alterne: alcuni sono efficaci e dotati di senso, altri sono banali e inutili, altri ancora sono talmente inconsistenti da risultare irritanti. Con la pandemia Coronavirus e l’inizio della Fase 2, il campionario di questi slogan “pronti all’uso” è stato profondamente rivisto: alcuni slogan che popolavano da anni, indisturbati, le riunioni in azienda sono immediatamente diventati vecchi, e sono stati sostituiti da nuove parole d’ordine, costruite intorno ai cambiamenti di questi mesi. Vediamo di seguito le parole in discesa e quelle in salita, con un’avvertenza importante: tutti noi abbiamo usato questi luoghi comuni, e lo faremo ancora. Non è vietato; basta non abusarne.
In caduta
Resilienza
La resilienza, prima della pandemia, era come il prezzemolo: stava bene dappertutto. Quale che fosse il tema di cui si parlava, a un certo punto bisognava citare la resilienza come medicina in grado di sistemare tutto. Il Covid l’ha spazzata via, ma non è detto che sia una scomparsa defintiva: è un concetto resiliente.
Andrà tutto bene
Uno slogan che ha avuto una parabola simile a quella dei Jalisse: un successo rapido e imprevisto, accompagnato da una caduta altrettanto veloce e inattesa. Non è andato tutto bene, abbiamo rapidamente nascosto in qualche angolo di casa gli arcobaleni e stiamo cercando di non usare più uno slogan molto sfortunato.
Win win
Il linguaggio delle aziende era spesso incline all’ottimismo forzato: l’emblema di questo approccio era il concetto (a volte irritante) della soluzione che va bene per tutti (cosa che, di norma, non è). Ottimismo ormai anacronistico.
Plastic free
Prima della pandemia incauti che bevevano da una bottiglia di plastica rischiavano il linciaggio, soprattutto nelle tante aziende che si erano auto dichiarate plastic free. Contrordine compagni: si torna alla plastica, il nuovo slogan è Covid Free. Via le borracce e i bicchieri di vetro, tornano le bottigliette e i bicchieri di plastica.
Storytelling
Durante la stagione del massimo splendore renziano, lo storytelling era un must per qualsiasi discorso manageriale. Questo concetto è sopravvissuto anche alla fine del renzismo ma non al lockdown, ma – come la resilienza – potrebbe rinascere sotto mentite spoglie.
In ascesa
New normal
Chi una volta amava citare la resliienza ha iniziato, già da qualche settimana, ad aggiornare il linguaggio con il new normal, concetto che viene spesso utilizzato – con sguardo accigliato – per descrivere il futuro prossimo. È un modo per farsi forza e fare finta che vada tutto bene. Ma così non è.
Restart
È tutto un ripartire, nella comunicazione aziendale, nelle pubblicità, nella politica. Se fosse applicata una tassa sulla parola (es. un centesimo ad ogni utilizzo) avremmo risanato il debito pubblico.
Movida
Prima del Covid era sinonimo di divertimento: adesso ha acquisito una connotazione torbida, che allude a una forma di divertimento dannosa per la salute pubblica e peccaminosa. Le nonne d’Italia l’hanno inserita nella lista delle raccomandazioni ai nipoti: quando esci stai «attento alla movida».
Protocollo
È la misura che anticipa, prevenire e risolve tutti i rischi di contagio: il “Protocollo”. Non averlo equivale a partecipare alla movida: si rischia la denuncia per procurata epidemia.
Smart working
Milioni di lavoratori costretti a lavorare per oltre due mesi a casa, dovendo anche gestire figli, coniugi, genitori, i fidanzati e il gatto. Qualcuno con intelligenza ha osservato che hanno dovuto «fare di necessità ragù». Questo non è smart working, ma un artigianale ed emergenziale lavoro casalingo.
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