Franca Leosini torna in tv: «Femminicidio? Una brutta parola. Lasciare la Rai? Io sono Rai3» – L’intervista
«Il Coronavirus non permette più di entrare nelle carceri, non possono farlo i parenti dei detenuti, si figuri noi. Per fortuna avevamo già registrato le due puntate che andranno in onda nelle prossime settimane anche se, le dico la verità, fino a ieri sera sono stata in sala di montaggio, rigorosamente con mascherina, per ultimare il montaggio. Proprio sul filo del rasoio». A parlare a Open è Franca Leosini, giornalista e conduttrice di “Storie maledette” (Rai 3) che torna in tv il prossimo 7 giugno alle 21.20 con una puntata, intitolata «Quello scotch che sigilla un mistero», dedicata al delitto di Dina Dore, soffocata probabilmente con un nastro da imballaggio davanti alla figlia di 7 mesi nel marzo del 2008. Protagonista sarà Francesco Rocca, condannato all’ergastolo per essere stato il mandante dell’omicidio della moglie. «Io non so cosa sia successo, non lo sapevo allora e non lo so adesso» dice lui durante l’intervista.
«Basta parlare di femminicidio, esiste forse il maschicidio?»
«Il titolo della puntata non è casuale. Lo scotch, infatti, è un elemento fondamentale in questa brutta storia. Francesco Rocca, il marito della vittima, rigetta ancora oggi tutte le accuse e, infatti, non viene condannato per aver ucciso la moglie ma per esserne stato il mandante. Insomma, si macchia la coscienza ma non si sporca le mani» dice Franca Leosini che – ci anticipa – nella seconda puntata tratterà la storia di Sonia Bracciale, una donna condannata, anche lei, per essere stata la mandante dell’omicidio del marito. «Sono tragedie umane, però, mi lasci dire una cosa. Basta parlare di femminicidio. Mi vengono i brividi a sentire questa parola, è proprio brutta dal punto di vista lessicale. Si tratta di un omicidio, punto. E poi, mi scusi, ma esiste il maschicidio? Chi viene ucciso è una vittima a prescindere dal sesso».
I leosiners
Franca Leosini – 98 puntate di Storie maledette, in tv dal 1994 – non rinuncia alla sua consueta chiacchierata con Open prima del ritorno in tv: lo avevo già fatto lo scorso anno poco prima della puntata sul caso Vannini. Lei, infatti, è l’unica autrice del programma, studia le puntate giorno e notte, per 2-3 mesi, si fa consegnare tutti gli atti processuali e poi prepara un quaderno che è anche il suo “spartito musicale” e che, dunque, chiamarlo “copione” sarebbe riduttivo.
Con il suo stile, con la sua ironia, con le sue battute pungenti studia gli atti esattamente come fanno i magistrati: «Le dico solo che per il caso Avetrana ho letto 10 mila pagine. E guai a dirmi che uso un linguaggio ricercato, io le parole le possiedo. Altrimenti lei come si spiega che il mio pubblico – i “leosiners” – è composto soprattutto da ragazzi?».
«La mia foto tra peperoni e melanzane come fossi la Madonna»
La conduttrice di “Storie maledette”, infatti, è un idolo dei giovani: «Ho scoperto che non escono la domenica sera per guardare il mio programma, che organizzano addirittura dei gruppi d’ascolto. La soddisfazione più grande? Quando sono entrata nel verduraio e ho trovato la mia foto in mezzo a peperoni e melanzane. Sembrava quasi che fosse entrata la Madonna, ovviamente gli ho autografato la foto, ci mancherebbe!». A conquistare sono soprattutto le sue battute pungenti: basti pensare al “ditino birichino” rivolto a Rudy Guede e all’epiteto di “babbalona” a Sabrina Misseri.
Il suo è un format che mai nessuno ha tentato di imitare: «Sarebbe un “plagio” usare il nostro stile, ovvero entrare in carcere per conoscere i protagonisti delle storie. Questa – spiega – è la nostra unicità, la nostra forte identità. Poi io su una cosa sono rigidissima: non svelo mai le domande prima, altrimenti i miei interlocutori finirebbero per prepararle. Lo sanno che vado da loro per parlare di quello che hanno fatto e non di certo per commentare l’ultimo film di Woody Allen».
In ballo ci sono nuovi progetti
Non ha alcuna intenzione di lasciare la tv di Stato, anzi: «Se lasci un amore è perché hai smesso di amarlo, io invece “sono Rai 3”. Pensi che ogni mattina mi faccio dare i dati d’ascolto di tutte le trasmissioni della rete». Ha già pronte le altre due puntate di “Storie maledette”, da realizzare non appena sarà superata l’emergenza sanitaria del Coronavirus, e ci anticipa che sta già pensando a un nuovo progetto televisivo. «Depositato e autorizzato» aggiunge.
Si definisce, da buona napoletana, «una terrona convinta delle qualità della Magna Grecia» e ci confida di aver affrontato questo periodo di lockdown con grande serenità: «Viviamo una tragedia, è vero, ma dobbiamo essere prudenti, senza psicosi. È una pandemia misteriosa che colpisce anche i giovani e non seleziona in base all’età». «La mia estate? Spero nella mia casetta di Capri – conclude – Sempre se avrò il tempo e soprattutto se l’isola non sarà chiusa a causa della pandemia».
Foto in copertina di Alessandro Di Meo per Ansa
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