Omicidio George Floyd, «Il silenzio non è un’opzione». L’appoggio alla protesta dalla Regina Elisabetta
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Le reazioni alla morte dell’afroamericano George Floyd – le cui immagini dell’uccisione in diretta hanno fatto il giro del mondo – hanno abolito ogni confine, nonostante l’emergenza Coronavirus. Dagli Usa all’Europa e oltre, c’è una parte di mondo che si inginocchia per ricordarlo, che popola le piazze e le strade per protestare contro le circostanze in cui la sua vita è stata spenta, che ripete «George Floyd» perché «silenzio=morte», che indossa t-shirt e alza cartelli con su scritto «I can’t breathe». Un lutto che passa anche dai canali social e assume proporzioni probabilmente mai viste prima d’ora.
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Un moto così potente da non lasciare indifferente neanche la regina di Inghilterra che, tramite la sua organizzazione The Queen’s commonwealth Trust, si schiera. Si unisce alla protesta e fa partire un tweet dal contenuto inequivocabile: «Il silenzio non è un’opzione». «I giovani sono voci vitali nella lotta contro l’ingiustizia e il razzismo in tutto il mondo», si legge nella dichiarazione di sostegno alle manifestazioni. A corredo, una citazione di Martin Luther King.
June 1, 2020
«Tutti noi abbiamo il potere di generare cambiamenti positivi – si legge nel secondo tweet -. È tempo di parlare. Tempo di educare noi stessi e disimparare. Tempo di riunirsi e costruire un futuro migliore». La Queen’s commonwealth trust è un’organizzazione che fa capo alla regina Elisabetta II, di cui i duchi di Sussex – il nipote Harry e sua moglie Meghan – sono presidente e vicepresidente. L’organizzazione sostiene, finanzia e collega i giovani leader di tutto il mondo nella realizzazione di idee e mira a dimostrare che «il cambiamento può essere realizzato da chiunque, ovunque». Un luogo che «stimola l’ottimismo e l’ispirazione – si legge sulla piattaforma – in cui sempre più persone si sentono motivate e sicure di intensificare e intraprendere azioni positive».
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