Scuola verso il caos, i sindacati sfidano lo stop: lo sciopero nell’ultimo giorno si farà. E mancano sempre i presidenti per la Maturità
Mancano circa due settimane alla maturità e siamo ancora in alto mare. Mancano i presidenti di commissione e, stando a quanto dicono i sindacati, mancherebbero anche le garanzie necessarie per svolgere in sicurezza l’esame in presenza. Inoltre, non è stata raggiunta una tregua tra sindacati e Governo.
Nonostante la comunicazione inviata ieri ai sindacati (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams) da parte della Commissione di Garanzia per gli scioperi, che invitava a revocare lo sciopero previsto per l’8 giugno, stando a quanto apprende Open lo sciopero unitario, con tutte le organizzazioni sindacali, è confermato per l’8 di giugno in tutto il paese. Si tratta di un sciopero politico, in polemica diretta con il ministero.
In Lombardia circa metà delle commissioni è senza presidente
Ieri all’allarme lanciato dai sindacati ha risposto l’Associazione nazionale presidi dichiarando che, a livello nazionale, sono meno del 10% le nomine dei presidenti di Commissione ancora da definire. In realtà, sostengono i sindacati, in Lombardia – la regione che rappresenta più criticità – circa il 50% delle commissioni sono senza presidenti, 700 in totale.
A Milano (provincia) si parla di una percentuale equivalente: circa 250 su 500. Molti temono di contagiare studenti e colleghi o di essere a loro volta contagiati, altri semplicemente non sono più presenti in Lombardia.
Gli esami non saranno ancora a rischio, come sostiene l’Associazione nazionale presidi, ma il tempo sta scadendo e con ogni giorno che passa diventa più difficile pensare di poter non soltanto trovare i presidenti di commissione, ma verificare l’applicazione dei protocolli di sicurezza nelle scuole.
Il nocciolo della questione per i sindacati è proprio questo – dare abbastanza tempo e risorse alle scuole per fare in modo che i protocolli vengano applicati, condizione necessaria per svolgere gli esami in presenza – oppure permettere che una parte degli esami venga svolta online. «Perché» – ragiona un sindacalista – «cosa succede poi se dopo 10 giorni scoppia un caso? Dobbiamo rimandare gli esami e poi avremmo perso soltanto tempo».
Presidenti chiamati d’ufficio
Per sbloccare la situazione l’Ufficio scolastico regionale potrebbe fare un ordine di servizio e dare d’ufficio la nomina, di fatto assegnando a ogni presidente una (o più) commissioni. Dal ministero infatti si aspetta un decreto ministeriale in tal senso (accorpare le commissioni: non più una ogni due classi, ma anche quattro o cinque).
Uno scenario che non piace ai sindacati perché caricare un presidente con più commissioni presenta ovvie difficoltà in termini di organizzazione (il rischio è che il presidente si possa trovare in condizione di non poter seguirle tutte in caso di sovrapposizioni). In settimana dovrebbe arrivare dall’Ufficio scolastico regionale una decisione. Sempre che non sia il ministero a fare la prima mossa.
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