Storie di ricongiungimento dopo il lockdown, Valeria: «Quindici ore di autobus per rivedere Francesco. Nel momento più duro è arrivato un pacco…»
Con la riapertura dei confini regionali, il 3 giugno, cadono le barriere che hanno tenuto lontane persone abituate a vedersi con frequenza. Se non fosse stato per le videochiamate e tutte le app scoperte durante il lockdown, le distanze, questa volta, sarebbero state davvero insormontabili. Spesso, però, sentire una voce metallica e vedere un viso sgranato sul cellulare non bastano: «Ho provato un profondo sconforto, i weekend in solitudine sono stati pesanti».
Valeria ha 26 anni e pochi mesi fa si è trasferita da Bari a Torino per motivi di lavoro. In Puglia ha lasciato Francesco, il suo fidanzato un anno più giovane di lei, e la sua famiglia. Mille chilometri di nostalgia più che di distanza, che per fortuna non hanno fatto vacillare la sua relazione. Valeria, tuttavia, si è persa alcuni degli avvenimenti più importanti della sua vita: «Adesso voglio solo riabbracciare il mio ragazzo, stare con la mia famiglia e vedere il mare».
Valeria, come mai hai deciso di lasciare la tua regione e andare a vivere al Nord?
«Mi sono trasferita a Torino a ottobre 2019 perché ho ricevuto un’offerta di lavoro: dopo la laurea in Cybersecurity, sono stata assunta in un’azienda che si occupa di consulenza informatica».
Come hai vissuto il distacco?
«All’inizio è stata dura. Ho dovuto prendere una decisione sul trasferimento in una settimana: è stato il primo grande cambiamento della mia vita. Nel primo periodo mi mancavano i genitori, il mio fidanzato, gli amici. L’unica nota cosa positiva è stata l’accoglienza dei miei colleghi».
La difficoltà più grande?
«Ho dormito per un mese in un bed & breakfast perché non riuscivo a trovare casa. È stata la parte più difficile perché condividevo la casa con un estraneo, non c’era privacy: il mio unico spazio personale era il letto. Sono stata male e ho fatto la follia di prendere un autobus il venerdì sera e tornare a Bari solo per poche ore. La domenica mattina ero di nuovo in viaggio sull’autobus per Torino. Due volte in un mese, 15 ore all’andata andata e 15 ore al ritorno».
Quando è stata l’ultima volta che hai potuto vedere i tuoi cari?
«Durante le vacanze di Natale. Poi il Coronavirus ha stravolto tutti i piani: il mio fidanzato, Francesco, aveva comprato un biglietto aereo per venire a passare la prima parte di marzo a Torino. Siccome c’era molta incertezza riguardo l’evoluzione dell’epidemia e la linea del governo non era chiara, abbiamo deciso di non rischiare. Francesco non si è mai imbarcato su quel volo, ed è stata una fortuna: sarebbe rimasto bloccato in Piemonte l’8 marzo, il giorno dell’inizio del lockdown».
Perché dici che è stata una fortuna?
«Perché Francesco si doveva laureare il 26 marzo e non sarebbe potuto tornare in Puglia per sbrigare le ultime pratiche burocratiche. Se avesse preso quel volo, è probabile che non si sarebbe laureato in questa sessione».
Un grande avvenimento che non avete potuto vivere insieme.
«Non ho potuto essergli vicina nel giorno della sua laurea. Era un evento pianificato da un po’, pensavamo alle feste, a un viaggio da fare insieme. È stato un traguardo molto sudato per lui. Purtroppo ci siamo potuti vedere solo in streaming su YouTube. Ma la cosa più triste è stato vederlo completamente da solo: non potevo esserci io, ma il 26 marzo era proibito incontrarsi anche con gli amici. La laurea è passata in secondo piano e solo noi due sappiamo quanto ha sofferto per raggiungere questo obiettivo. Abbiamo fatto una festa virtuale, quella sera su Zoom, e basta».
Gli hai spedito un regalo?
«No, non mi andava di comprare un regalo online e farglielo recapitare da un corriere. Glielo darò quando torno, quindi non posso rovinare la sorpresa e dire di cosa si tratta».
In generale, come è stato vivere il lockdown a Torino?
«Durante l’isolamento a Torino ho passato dei momenti molto complicati, non mi ero mai confrontata così a lungo con me stessa. Ero sola, in una città nuova, e l’unica cosa che mi distrava era andare al lavoro e stare con i miei colleghi. All’improvviso mi sono trovata rinchiusa in un monolocale senza nemmeno un balcone. I giorni non passavano mai, davvero: i primi weekend del lockdown ho vissuto momenti di profondo sconforto. Durante le giornate feriali stavo meglio, mi piace il mio lavoro e, per fortuna, ho incontrati dei colleghi fantastici. Solo verso metà aprile, sono riuscita a trovare un equilibrio».
Come hai resistito?
«L’ancora di salvezza è stata Francesco. Ci siamo sentiti in videochiamata ogni giorno e senza di lui non avrei resistito. C’erano i momenti in cui non desideravo altro che abbracciarlo. Vivevo nell’attesa della chiamata successiva: quando lo vedevo in video, il sorriso nasceva spontaneo».
Quali altri avvenimenti importanti non hai potuto vivere con i tuoi cari?
«Troppi. Oltre alla laurea, mi sono persa alcuni degli appuntamenti importanti della mia vita. Non li elencherò tutti perché il mio caso è particolarmente sfortunato, mi basta ricordare il 50esimo compleanno di mia madre e, il 22 maggio, l’anniversario di fidanzamento. Non un anniversario qualunque, il decimo anno da quando stiamo insieme. Ci siamo inviati qualche messaggio romantico, una videochiamata. Ma la giornata stava trascorrendo grigia, in solitudine.
Poi cos’è successo?
«Ero al lavoro, quando ho sentito suonare il campanello. Il corriere doveva consegnarmi un pacco. Al suo interno c’erano 10 rose bianche, due rose rosse, dei peluche e una scatola di cioccolatini. Un pacco romantico per antonomasia. Mi ha cambiato la giornata e data l’energia per resistere fino al ritorno: se ci penso, sento ancora il profumo di quei fiori».
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«Ah, dimenticavo! Il primo giugno Francesco ha compiuto 26 anni: mi sono persa anche il suo compleanno. Ogni anno ho sempre preparato una torta per Francesco, così che potesse spegnere le candeline. Quest’anno gliel’ho fatta spedire a casa da una pasticceria, almeno ha potuto esprimere un desiderio».
Quando tornerai a casa?
«Ho comprato il biglietto venerdì scorso, appena ho avuto la certezza che avrebbero riaperto i confini regionali. Era sera. Sono andata sul sito di Ryanair, ma la compagnia non aveva ancora ripristinato il collegamento Torino-Bari. Ho comprato i biglietti dell’autobus».
Come ha reagito Francesco quando gliel’hai detto?
«Francesco mi ha videochiamata casualmente subito dopo l’acquisto. Non sapeva nulla, ma avevo un sorriso incontrollabile che non riuscivo a nascondere. Anzi è stato lui a chiedermi come mai stessi sorridendo perché io non me ne rendevo conto. Allora gli ho mostrato lo schermo del pc e ci siamo commossi entrambi».
Non ti pesa fare un viaggio così lungo in autobus con la mascherina?
«Macché, saranno le 15 ore più emozionanti degli ultimi mesi: partirò sabato 6 giugno, di sera e arriverò a Bari la domenica mattina. Mia madre sta già pensando a cosa cucinare per il pranzo. Francesco verrà a prendermi alla fermata dell’autobus e l’unica cosa che gli ho chiesto e di portarmi a vedere il mare».
Hai qualche rammarico?
«No, davvero. L’unica cosa che mi interessa e alla quale riesco a pensare, adesso, e poter abbracciare Francesco e stare con la mia famiglia».
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