George Floyd, l’agente Chauvin incriminato per omicidio volontario. Ordine di arresto per gli altri tre poliziotti «complici»
Sono state riviste e aggravate le accuse per per gli agenti coinvolti nell’uccisione di George Floyd a Minneapolis. Derek Chauvin – l’agente che è rimasto inginocchiato di peso sul collo e sulla spalla dell’afroameriano per oltre 8 minuti – non è più accusato di omicidio colposo ma di omicidio volontario non premeditato. Ora rischia fino a un massimo di 40 anni di carcere, secondo il capo di imputazione depositato in tribunale.
L’attorney general di Minneapolis ha ordinato anche l’arresto per gli altri tre agenti coinvolti nella morte di George Floyd, oltre a Derek Chauvin, accusandoli di complicità in omicidio di secondo grado, ossia omicidio volontario non premeditato, come riportano i media statunitensi. La Procura di Minnapolis ha chiesto che la cauzione per tutti e quattro i poliziotti accusati dell’omicidio sia fissata in un milione di dollari.
«Un passo importante verso la giustizia». Questa la prima reazione a caldo della famiglia di George Floyd, resa nota dal legale che ha commentato gli sviluppi dell’inchiesta. L’incriminazione degli agenti è stata chiesta a gran voce dai manifestanti, giunti all’ottavo giorno di proteste al grido di: «No Justice, no Peace».
Anche il Pentagono nelle ultime ore aveva preso posizione: «Un crimine orribile, gli agenti coinvolti devono rendere conto». Una esternazione decisamente non apprezzata dall’amministrazione Trump. Mark Esper, capo del Pentagono, ha anche riconosciuto che «il razzismo è reale in America», per questo è necessario «fare del nostro meglio per riconoscerlo, per affrontarlo e sradicarlo».
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