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L’Iss: «Il Coronavirus resta nelle mascherine fino a 7 giorni». Brusaferro: «No al riutilizzo»

04 Giugno 2020 - 11:21 Redazione
Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro ha parlato in Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «Non è dimostrata la sicurezza del riutilizzo delle mascherine chirurgiche»

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha parlato, ascoltato dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti, di uno dei temi caldi di questa terza fase dell’emergenza Coronavirus: il ciclo dei rifiuti e il riutilizzo dei dispositivi igienici personali. Nei giorni della ripresa degli spostamenti e della socialità – nonché del ritorno in massa sui luoghi di lavoro – capire in che modo gestire i dpi è una questione cruciale.

Le mascherine

Brusaferro, oggi 4 giugno, ha fatto alcune precisazione sulle mascherine chirurgiche, che possono esser utilizzate «anche per un uso prolungato da 2 a 6 ore», ma per le quali non è dimostrato il riutilizzo in sicurezza, neppure se igienizzate. Secondo Rosa Draisci del Centro nazionale sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore dell’Iss, ascoltata anche lei in Commissione, uno studio in laboratorio ha rilevato parti di virus nella parte interna delle mascherine «anche a 7 giorni dall’inoculo».

Per quelle di comunità, invece, secondo Brusaferro «dipende dal materiale con cui sono realizzate», ma queste «non hanno potere filtrante, fungono solo da barriera». «Non è raccomandato usare mascherine molto sofisticate a livello domestico – ha specificato Brusaferro – ma, in base ai diversi contesti, si può usare lo strumento di protezione più appropriato». Pertanto, «usare la mascherina appropriata per l’uso appropriato potrebbe essere uno slogan da utilizzare» per campagne informative nella popolazione.

Ridurre i rifiuti

Per il presidente dell’Iss, trovare il mix tra «la riutilizzabilità di materiali» e la decontaminazione per un nuovo utilizzo è «una delle sfide tecnologiche ci attendono». Le disinfezioni eccessive, infatti, possono provocare effetti indesiderati se usate in modo «estensivo e intensivo»: un eccesso di disinfettanti «arriva negli scarichi ed entra in un ciclo». Parallelamente, quello dei rifiuti ospedalieri «è un tema importante, perché le strutture sanitarie generano molti rifiuti dovuti al forte utilizzo dell’usa e getta per ridurre le contaminazioni».

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