Il prezzo carissimo del lockdown di donne e giovani lavoratori. Sabbadini (Istat): «Situazione drammatica»
Uno dei prezzi più cari che l’Italia sta già pagando, dopo tre mesi di lockdown per l’emergenza Coronavirus, riguarda il crollo drastico dei posti di lavoro. E il conto più salato lo stanno pagando le donne e i giovani. L’analisi su Repubblica di Linda Laura Sabbadini, a capo della direzione centrale dell’Istat, conferma numeri alla mano la realtà durissima che sta vivendo una parte importante della popolazione italiana, non solo per entità, ma soprattutto per il suo peso specifico sul futuro del Paese, a questo punto seriamente compromesso.
Tra marzo e aprile, ricorda Sabbadini, ci sono stati 400 mila occupati in meno, 274 mila solo ad aprile. Una cifra però che non include i cassintegrati, esclusi dal dato statistico della disoccupazione. Il passaggio del lockdown è stato un vero e proprio tifone sociale, che si è abbattuto sul mercato del lavoro italiano ribaltando i rapporti tra occupati giovani e anziani, donne e uomini.
«L’occupazione è calata per uomini e donne, giovani e adulti. Ma al tempo stesso ha colpito di più donne e giovani di 25-34 anni.
Nella recessione degli inizi degli anni ’90 e tra il 2008 e il 2009 ad essere colpiti furono di più gli uomini, perché l’industria e le costruzioni furono i settori che più ne risentirono. Le donne, tradizionalmente più inserite nei servizi, persero, sì, anche loro occupazione, ma in percentuale più bassa. Ora la situazione si è capovolta (-2,3% di occupate, -1,3% di occupati)».
È l’effetto del crollo economico per settori come quello alberghiero e della ristorazione, compreso tutto il comparto turistico, dove fisiologicamente lavorano più donne e più giovani. Ed è proprio per loro che la situazione «appare veramente drammatica», sottolinea Sabbadini:
«Alla vigilia del Covid dovevano ancora recuperare 8 punti percentuali rispetto ai tassi di occupazione del 2008. E ora ne hanno persi altri 2 in due mesi. Allora i giovani presentavano un tasso di occupazione superiore ai 50-64enni di 23,7 punti percentuali. In aprile 2020 i 50-64enni li superano (60,7 contro 60,4 per cento). I giovani di 25-34 anni sono sempre di meno tra gli occupati, solo il 17 per cento».
Davanti a queste cifre da brividi, Sabbadini si interroga: «Se non investiamo una volta per tutte, decisamente su di loro e sulle donne, come rilanceremo il nostro Paese?».
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