Truffa al Vaticano, i verbali che incastrano Torzi: la trattativa milionaria e il ricatto fallito
Dietro all’arresto di Gianluigi Torzi, il broker accusato di peculato, truffa e autoriciclaggio, ci sarebbero due denunce presentate dallo Ior (la banca del Vaticano) a luglio 2019 e dall’Ufficio del Revisore Generale ad agosto 2019. È quanto rivela l’Adnkronos che ha pubblicato i verbali dell’inchiesta che ruota attorno all’acquisizione dell’immobile londinese di Sloane Avenue nel 2014 da parte della Segreteria di Stato vaticana. Un acquisto effettuato tramite l’intermediazione di Torzi – per “liberarsi” delle quote del fondo gestito dall’imprenditore Raffaele Mincione (indagato con Torzi per peculato), su cui era calato il sospetto del Vaticano – e che, in un secondo momento, avrebbe portato a un tentativo di estorsione da parte di Torzi ai danni della Santa Sede.
Il ruolo di Manuele Intendente
Gli inquirenti dell’Ufficio del Promotore Vaticano Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi, avrebbero chiamato l’avvocato dello studio Ernst&Young, Manuele Intendente, per tentare di trovare una soluzione con Mincione e, in un secondo momento, per risolvere il problema nato tra Torzi e la Segreteria di Stato sulla cessione delle quote residue di Gutt Sa – società intermediaria di Torzi – che il broker non avrebbe voluto restituire e che, secondo gli investigatori, avrebbe usato per mettere a segno l’estorsione da 15 milioni di euro alla Santa Sede. Secondo Intendente l’accordo fu trovato in poche ore durante una riunione a Londra. Grazie al suo intervento il Vaticano avrebbe rilevato la società che possedeva l’immobile di Londra, intestandolo a Gutt Sa, contestualmente versando 40 milioni di euro a Mincione.
Feci un giro di telefonate nell’ambito dei miei clienti e mi misi in contatto con uno di essi, vale a dire Gianluigi Torzi, il quale mi disse che conosceva Mincione. Mincione subito dopo il primo contatto con Torzi manifestò una inaspettata disponibilità a trovare una soluzione alle problematiche che mi aveva rappresentato Tirabassi e tramite Torzi mi fece pervenire la sua disponibilità a incontrare Tirabassi e Enrico Crasso [gestore delle finanze della Segreteria di Stato vaticana, secondo Intendente] a Londra.
[…] Fu organizzato un aperitivo in un bar di via del Babbuino. Nella circostanza Torzi ribadì di conoscere Mincione e riferì che quest’ultimo era consapevole dell’opportunità di far uscire la Santa Sede dal fondo. Torzi disse di aver detto a Mincione che il modo migliore di far uscire la Santa Sede dal fondo era quello di far prendere alla Segreteria di Stato l’immobile (il palazzo di Sloane Avenue a Londra, ndr) e di lasciare la parte mobiliare. Tirabassi e Crasso subito manifestarono condivisione a questa linea
Le rivelazioni del rettore Giovannini
Renato Giovannini – titolare della omonima società di consulenza aziendale e Rettore Vicario della Università Guglielmo Marconi – ascoltato come persona informata sui fatti (non indagato), ha spiegato alcuni passaggi della trattativa che ha portato il Vaticano a consegnare 15 milioni di euro a Torzi per il rilascio di mille azioni con diritto di voto della società – Gutt Sa – tramite la quale aveva rivelato la proprietà dell’immobile per conto del Vaticano. Giovannini dichiara di non aver avuto alcun ruolo nella vicenda. Secondo le indagini avrebbe partecipato alla trattativa tra Torzi e il Vaticano per risolvere l’impasse sull’immobile.
Ricordo che Torzi a un certo punto ipotizzò anche una cifra intorno ai 18 milioni. Giunse perfino a ipotizzare 24 milioni per restituire l’immobile alla Santa Sede. Milanese [definito dagli inquirenti un altro “emissario della Segreteria di Stato ndr] mi contattò per sollecitare una chiusura ragionevole dell’accordo. Intendente (l’avvocato entrato in gioco nella compravendita del palazzo di Londra tra Mincione e Torzi, poi, secondo gli investigatori, passato a rappresentare gli interessi di Torzi nella trattativa con il Vaticano, ndr) teneva i rapporti con Torzi e veicolava le richieste di quest’ultimo alla Santa Sede, anche se non so con chi
L’indagine su monsignor Carlino
Secondo gli inquirenti monsignor Mauro Carlino sarebbe l’ultimo tra gli emissari della Segretaria di Stato incaricati di portare a termine la trattativa con Torzi per convincerlo a rimettere le azioni con diritto di voto della società Gutt Sa. È indagato per estorsione.
Torzi accetta che lo Share Purchase Agreement avvenga a titolo gratuito e riferisce di voler sentire i suoi fiscalisti per concordare il pagamento dei 15 milioni di euro. Il Sostituto (mons. Edgar Pena Parra, ndr) si riunisce con il dott. Tirabassi e in vivavoce telefonico con il dott. Capaldo (Luciano Capaldo, poi direttore London 60 Sa Limited) e in presenza del dott. Tirabassi oltre che mia per darci indicazioni sulla modalità di procedura. Dunque il dott. Capaldo suggerisce, o così mi pare di ricordare, una fee di intermediazione pari a 10 milioni di euro per la fee e di 5 milioni di euro per lucro cessante destinati a Torzi
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