Parla uno degli assolti per la morte di Martina, precipitata per «sfuggire a uno stupro»: «È come l’inizio di una nuova vita»
«Ci ho rimesso un’azienda e un’impresa, per tanto tempo non ho più lavorato, per me ora è come se fosse iniziata una vita nuova». Sono le prime parole che Luca Vanneschi ha scelto per commentare l’assoluzione arrivata ieri, per lui e per Alessandro Albertoni, 28 anni entrambi, alla fine del processo per la morte di Martina Rossi, la ventenne che il 3 agosto del 2011 precipitò da un balcone di un hotel di Palma di Maiorca per «sfuggire a uno stupro», come ricostruirono i pm di Arezzo.
«Sono stati nove anni lunghi e intensi, sinceramente non me l’aspettavo, ero molto negativo per come era andata ad Arezzo – ha commentato Vanneschi -. Quando l’avvocato mi ha chiamato è stata una gioia immensa». I due imputati assolti ieri erano stati condannati in primo grado a 6 anni per tentato stupro e per morte come conseguenza di un altro delitto.
«Io sono innocente, io non c’entro niente. Sono stato minacciato», ha detto l’assolto in una dichiarazione alla stampa. Andavo nei locali e mi guardavano tutti male». Ma quando ha ricevuto la notizia dell’assoluzione, Vanneschi ha detto di aver pensato subito a Martina «perché finalmente è venuta fuori la verità, quella che voleva anche lei – ha spiegato -. A Martina ho sempre pensato ma sono sempre voluto stare in silenzio per rispetto dei genitori».
La sentenza della Corte di appello di Firenze ha ribaltato quella di primo grado assolvendo appunto i due imputati di 28 anni, di Castiglion Fibocchi, provincia di Arezzo. La tesi sostenuta sin da subito dalla Procura di Arezzo era che la studentessa fosse precipitata dal balcone dell’hotel nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale, accusa per la quale i due erano stati condannati a 6 anni in primo grado.
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