Merkel e Macron avvertono Bruxelles: «Ue impreparata alla pandemia: più uniti per una nuova ondata»
Un avvertimento oggi perché l’Unione europea non si faccia trovare impreparata domani alla prossima ondata della pandemia di Coronavirus. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno firmato una lettera di cinque pagine diretta a Bruxelles, assieme ai capi di governo di Danimarca, che ha preso l’iniziativa, Polonia, Spagna, Belgio, perché l’Europa rinforzi la sua «resilienza» nell’affrontare una nuova possibile impennata di contagi, a cominciare dall’assicurarsi «una fornitura sufficiente» di strumenti di protezione, farmaci e vaccini.
Tra i sei firmatari manca l’Italia, pur essendo stato il Paese dell’Ue più colpito dalla pandemia, assieme alla Spagna quantomeno per entità del prezzo pagato in termini di vittime e impatto sulla propria economia. Il messaggio è quello di evitare di procedere in ordine sparso, come accaduto nei mesi scorsi, quando il modo in cui gli Stati membri hanno affrontato la pandemia ha «sollevato dubbi su quanto l’Ue fosse preparata alla pandemia».
La lettera, intitolata: «Come assicurarci che la Ue sia preparata alla prossima pandemia», è un invito a un «approccio europeo comune», perché siano avviate da subito in modo più coordinato politiche industriali, nella ricerca scientifica, nella digitalizzazione e sui finanziamenti europei.
Le proposte
I sei firmatari propongono innanzitutto di condividere di più e centralizzare i dati del monitoraggio della pandemia, così da poter meglio monitorare tanto l’andamento epidemiologico, tanto la disponibilità degli stock disponibili per indumenti protetti e medicinali. Un obiettivo che deve passare dal rafforzamento del Centro europeo per la prevenzione e la diffusione delle malattie (Ecdc).
Proprio sul fronte dei dispositivi di protezione, l’Ue dovrà trovare «nuovi partner commerciali», per ridurre la «dipendenza dalle catene di fornitura dei singoli Paesi». Così come è accaduto dallo scorso marzo, con mascherine e ogni altro tipo di dispositivo di protezione diventato quasi introvabile sul mercato, considerando che buona parte della produzione mondiale arrivava dalla Cina, alle prese essa stessa con la pandemia.
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