Ocse, crollo del Pil italiano del 14% con una seconda ondata di Coronavirus
Grigie prospettive per l’economia italiana quelle presentate dall’Ocse a Parigi oggi, 10 giugno. Nel caso di una seconda ondata epidemica da Coronavirus entro la fine dell’anno, il debito pubblico dell’Italia passerà dal 134,8% del Pil del 2019, al 169,9% del 2020. La percentuale riscenderebbe poi nel 2021, attestandosi al 165,5%. Un crollo quindi del 14% nel 2020 prima di risalire del 5,3% il prossimo anno.
Nel caso in cui la seconda ondata non si dovesse verificare, invece, il debito pubblico passerà dal 134,2% del 2019 al 158,2% del 2020, per poi riscendere al 152,2% del 2021. In percentuale il Pil dovrebbe calare dell’11,3% nel 2020 e risalire del 7,7% nel 202.
Secondo quanto documentato nell’Economic Outlook, la crisi legata al Covid-19 ha rappresentato «un passo indietro degli sforzi per giungere ad una crescita più forte ed inclusiva». Le misure d’urgenza per far fronte alle ricadute economiche della crisi sarebbero così, secondo l’Organizzazione, «giustificate». In quest’ottica dovrebbero anche essere «raddoppiati gli sforzi per proseguire un ambizioso programma di riforme strutturali» per «evitare la disoccupazione e accelerare la ripresa».
Rapporto deficit – Pil
Il rapporto deficit Pil dell’Italia dovrebbe schizzare dall’1,6% del 2019 al 12,8% del 2020, per poi riscendere al 9,7% nel 2021 nel caso di una seconda ondata di virus entro la fine dell’anno. Nel caso in cui invece non ci dovesse essere una seconda ondata, il rapporto deficit Pil dovrebbe passare dall’1,6% del 2019 all’11,2% del 2020, per poi riscendere al 6,8% nel 2021.
Il turismo è il settore più esposto
Come già ampiamente dimostrato nelle prime fasi del lockdown, a pagare lo scotto più alto sarà il settore turistico. «Al di là dei rischi di breve termine legati alla crisi pandemica – scrivono ancora dall’Ocse – il principale rischio riguarda la forza e la durata della ripresa. Il settore del turismo in Italia è particolarmente vulnerabile a una crisi prolungata dello scenario cosiddetto a «doppio impatto» (vale a dire con una seconda ondata di virus nel 2020, ndr.), perché il turismo rischia di indebolirsi a medio termine come anche le piccole imprese del settore».
Innovazione tecnologia e attenzione all’ambiente
Secondo l’Ocse, a subire un’accelerazione dovrebbe essere in primis l’innovazione digitale e un rinnovamento delle infrastrutture in chiave ambientalista. «Accelerare l’adozione delle tecnologie digitali, come dimostrato dal rapido passaggio durante la crisi allo smart working e ai servizi on-line – scrive l’Ocse – migliorerebbe la competitività dell’Italia. [..] Una transizione verso attività a bassa emissione di carbonio sosterrebbe la ripresa e migliorerebbe il benessere».
Ok al ricorso di un reddito di emergenza
Secondo l’Ocse, il ricorso e il miglioramento dei sussidi e dei supporti economici alle persone in difficoltà economica – come il Reddito di Cittadinanza (ma migliorato, appunto, ndr) «impedirebbe un forte aumento della povertà e sosterrebbe la domanda durante la ripresa». «Se i crediti deteriorati cominciano ad aumentare – prosegue l’Ocse – il governo dovrebbe essere pronto a potenziare il programma di sostegno agli attivi bancari (Gacs, Fondo di Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze)». Inoltre, per l’Organizzazione, l’attuazione della nuova legge fallimentare contribuirebbe a garantire che le «aziende vitali vengano ristrutturate piuttosto che liquidate».
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