I Sentinelli di Milano contro la Fondazione Montanelli: «Allucinante, difendono i matrimoni tra uomini adulti e bambine» – Il video
«Abbiamo chiesto alla città di Milano di rimuovere la statua di Indro Montanelli perché si tratta di un uomo che ha sposato – e poi abusato – una bimba di 12 anni. E non si è mai scusato per quanto accaduto. Non ha mai nascosto quello che ha combinato, l’ha pure rivendicato. Un razzista che ha chiamato “bestiolina” una bambina e che ha mostrato poco rispetto nei confronti delle donne e, più in generale, dei minori». Sono parole durissime quelle pronunciate da Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli di Milano, intervistato da Open.
La replica alla Fondazione Montanelli
Poi, rispondendo ad Alberto Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi, che li ha accusati di «aver montato una polemica strumentale, offensiva, che deforma rozzamente e in modo strumentale una vicenda mai nascosta da Montanelli e che deve essere giudicata nel contesto storico in cui è avvenuta», ha tuonato: «Fanno ridere, allucinanti, ci sono tre righe che mi hanno colpito tantissimo, incredibili. Montanelli sembra quasi una vittima, una persona che ha subito dal fascismo il divieto dei matrimoni misti. Viene dato valore al fatto che si fosse sposato con una 12enne. Fatemi capire, quindi stanno difendendo i matrimoni tra uomini occidentali e bambine?».
Nella lettera della Fondazione Montanelli si legge testualmente: «Non ci fu alcuna violenza né tanto meno ci furono atteggiamenti razzisti da parte di Indro, che accettò quel ‘matrimonio’ proposto dalla popolazione locale e celebrato pubblicamente secondo gli usi e i costumi abissini. Razzista fu, semmai, il provvedimento fascista che di lì a poco proibì i matrimoni misti in nome della superiorità della razza bianca».
«Salvini si sciacqui la bocca»
Ad irritarsi anche Matteo Salvini: «Giù le mani dal grande Indro Montanelli! Che vergogna la sinistra, viva la libertà» ha scritto il leader della Lega su Facebook. A rincarare la dose Daniela Santanchè con un tweet: «Giù le mani da Montanelli».
June 10, 2020
«Sentire la parola “libertà” sulla bocca di Salvini mi inorridisce. Lui è lo stesso che se ne frega di chi fugge dalla guerra e dalla fame, che non parla più da “papà” quando i bambini affogano in mare. Quindi si sciacqui la bocca. Gli attacchi della Santanchè? Solo una medaglia al valore. Quello che ci stupisce è da una parte la sinistra che non vuole aprire un dibattito su questa vicenda, dall’altra le reazioni violente. Ci hanno dato dei talebani, degli amici dell’Isis, dei terroristi» racconta.
«Stiamo in silenzio da qui all’eternità?»
Ma fino a che punto può arrivare il giudizio sulla storia? Antonio Polito del Corriere della Sera, ad esempio, scrive ironicamente su Twitter: «Ho appena scoperto che anche i romani praticavano la schiavitù. Di conseguenza ho immediatamente fondato un comitato per l’abbattimento del Colosseo». Secca la replica di Paladini: «Si tenta di portare le lancette della storia a un periodo “antico” per non voler fare i conti con la storia di un uomo che ha vissuto il dopoguerra, il ’68 e gli anni del terrorismo. Nessuno potrà mai essere giudicato se ci mettiamo nell’ottica di dire “allora dobbiamo ripartire dagli antichi romani”. Rischia davvero di essere un’assoluzione di massa a qualsiasi tipo di discussione sulle intitolazioni di piazze, monumenti e giardini a personaggi pubblici discutibili. Così rischiamo di doverci silenziare da qui all’eternità»
June 11, 2020
La telefonata con Cruciani
Paladini, poi, racconta di essere stato raggiunto telefonicamente dal conduttore de La Zanzara Giuseppe Cruciani: «Mi ha chiamato senza avvisarmi che stava registrando la conversazione, ha usato modi volgari. Mi ha pure detto che noi Sentinelli “gli rompevamo i cogl**ni”. Io ho cercato di mantenere un atteggiamento civile, lui si è dimostrato quello che è. Faceva l’indignato, il superiore, tirando fuori i secoli passati con la volontà di non discutere di nulla. Tutti colpevoli, nessun colpevole insomma».
«Nessuna strumentalizzazione»
Infine, a chi li accusa di voler sfruttare questo momento, dove c’è massima attenzione sulla vicenda di George Floyd, per sollevare un polverone, ribatte: «Non siamo saliti sul carro del vincitore solo perché oggi si parla di razzismo. Abbiamo sempre fatto queste battaglie, da parte nostra quindi nessuna strumentalizzazione».
Foto in copertina di Matteo Bazzi per Ansa
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