Di Battista sfida Conte: «Vuole essere il leader? Serve un congresso». Ma Grillo lo stronca: «Vive nel passato»
«Se vuole fare il leader del Movimento, Conte si deve prima di tutto iscrivere. E poi deve essere eletto da un congresso». Alessandro Di Battista, l’anima viaggiatrice dei Cinquestelle prova a sbarrare la strada a un’eventuale candidatura del presidente del Consiglio. Ma Beppe Grillo nel giro di mezz’ora, sbarra la strada a lui. Con un tweet sarcastico, quasi irridente: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto, ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento».
June 14, 2020
E poi ricara la dose citando un vecchio film culto nel quale il protagonista è costretto a rivivere lo stesso immutabile giorno e non riesce a rompere il cerchio stregato della ripetizione infinita del passato: «Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film “Il giorno della marmotta”». Di Battista replica al fondatore del Movimento: «Chi non concorda sull’assemblea, spieghi perché». Ma così la prova di forza reclamata da Di Battista si allontana e il politico pentastellato perde il primo round di un confronto interno che durerà nei prossimi mesi e che si annuncia duro.
Ciononostante, Di Battista ostenta tranquillità perfino con gli uomini più fidati del suo entourage e si dice convinto che l’ipotesi di Conte leader sia campata per aria. Ma è stato costretto a prendere atto dei sondaggi che raccontano una storia diversa. Come l’ultimo, realizzato da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera: con Conte leader il Movimento 5 Stelle recupererebbe brio e voti, ottenendo un 24 per cento dei consensi, tenendo nel mirino un bacino del 30 e scavalcando la Lega come primo partito. Non solo: fra gli elettori pentastellati il 67 per cento vorrebbe Conte leader e solo il 17 per cento gli preferirebbe Di Battista.
È certamente vero quel che il leader movimentista va ripetendo negli ultimi giorni e cioè che i consensi nei sondaggi non sono i voti nelle urne. E tuttavia i numeri sono chiari. E così Di Battista per frenare la corsa del premier punta a far leva sugli iscritti e i militanti del movimento fra i quali scommette che il consenso per Conte sia molto più basso che non fra gli elettori. E rispolvera uno strumento tipico della democrazia rappresentativa e dei partiti, dati per obsoleti fino a ieri: il congresso. Non risulta infatti che i leader grillini siano mai stati scelti da un congresso: né Di Maio, né il pro-tempore Vito Crimi. A meno che per congresso, Di Battista non intenda più banalmente la solita consultazione sulla piattaforma Rousseau.
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