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Di Matteo da Giletti: «Escluso dal pool stragi, Palamara fu contento. Le correnti dei magistrati? Come il metodo mafioso» – Il video

Il magistrato torna ospite a Non è l'Arena per sferrare nuove pesanti accuse contro il mondo della magistratura

Sono accuse durissime quelle lanciate dal magistrato Nino Di Matteo alla magistratura italiana, rilanciate da Massimo Giletti a Non è l’Arena su La7. Di Matteo ha soprattutto puntato il dito sull’ex pm Luca Palamara, indagato a Perugia dopo lo scandalo sulle nomine nelle procure che ha terremotato anche il Csm. Di Matteo ricorda innanzitutto gli attacchi subiti dal suo pool che ha indagato sulla trattativa Stato-Mafia, in particolare dopo le intercettazioni emerse dell’ex ministro Nicola Mancino, che hanno aggiunto nuove ombre sui rapporti opachi tra pezzi di Stato e criminalità organizzata durante la stagione degli attentati mafiosi nei primi anni ’90. «Non ci ha difeso nessuno – ha detto Di Matteo – né l’Anm, né il Csm», che in quella circostanza dimostrarono: «un pericoloso collateralismo politico», insomma i vertici della magistratura secondo Di Matteo avrebbero preferito schierarsi «dalla parte del potere politico», anziché con chi su quelle vicende stava indagando».

Correnti con metodo mafioso

L’attacco di Di Matteo è rivolto all’intero sistema delle nomine nelle procure consolidatosi con l’appartenenza a una o all’altra corrente. Un meccanismo «molto simile all’applicazione del metodo mafioso», e sostanzialmente «inaccettabile: lo dissi – ha aggiunto – lo ripeto ancora adesso che sono stato eletto al Consiglio superiore della magistratura». Lo stesso Di Matteo si considera vittima del sistema delle correnti nella magistratura. E come esempio porta la sua esclusione dal gruppo che avrebbe dovuto indagare sulle stragi mafiose. Dietro quella vicenda, il sospetto di Di Matteo è che ci fosse l’interesse del gruppo di potere guidato da Palamara a portare a termine l’esclusione: «Ho verificato dagli atti dell’indagine di Perugia che il dottor Palamara, prima che avvenisse questa esclusione, si era diciamo lamentato del fatto che io facessi parte di questo gruppo stragi con entità esterne. E nel momento in cui venne resa nota la mia estromissione, accolse la notizia diciamo con molta soddisfazione».

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