All’ombra delle dichiarazioni ottimistiche, in Lombardia i contagi tornano a crescere. Sebastiani: «Bisogna ancora fare attenzione»
Nell’altalena dei numeri che segnano l’andamento del Coronavirus in Lombardia, la regione più colpita, ce n’è uno particolarmente preoccupante. Affogato nella noncuranza, a volte interessata, e nell’ottimismo di maniera. È il rapporto fra tamponi effettuati e casi positivi scoperti. Venerdì 12 giugno: 1,8 contagiati ogni cento tamponi.
Sabato 13 giugno: 2,2. Domenica 14 giugno: 2,6. Naturalmente la percentuale dipende da dove vengono effettuati i tamponi, se coinvolgono comunità a rischio più o meno alto, e tre giorni sono pochi per stabilire un trend. Tuttavia la crescita costante suggerisce un sospetto fortissimo: in Lombardia l’epidemia ha ricominciato a crescere.
Spiega Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr che si occupa dell’applicazione di modelli statistici alla medicina: «Il rapporto tra i tamponi e i nuovi positivi varia a seconda delle politiche di ogni regione. In Veneto ad esempio la maggior parte dei tamponi, tra il 60% e l’80%, sono soprattutto di controllo: vengono fatti a chi ha già avuto la malattia o a chi è più esposto al virus, come ad esempio il personale sanitario.
Per la Lombardia è l’opposto. In questa regione si pesca ancora nel bacino di infezione. Qui l’incidenza, ossia il rapporto tra i positivi e i tamponi, sta aumentando e questo vuol dire che c’è una ripresa dei contagi».
Professor Sebastiani, il virus è tornato a essere aggressivo?
«Sull’aggressività i virologi sono stati chiari: la sintomatologia è più lieve e questo è dovuto al fatto che la carica virale è più bassa».
Allora cos’è cambiato? Dobbiamo cercare una causa nelle riaperture?
«Non c’è una dimostrazione matematica. Passando tra il 4 maggio e il 18 maggio la pendenza con cui è scesa la curva dei contagi ha cominciato a diminuire. Tra il 18 maggio e il 3 giugno si vede che diminuisce ancora e dopo in alcune province ha cominciato ad aumentare un po’. Basta guardare i dati di Bergamo, Brescia e di tutte le province lombarde: in alcuni casi è chiaro che l’incidenza dei contagi rispetto al numero dei tamponi ha ricominciato ad aumentare».
Quindi le evidenze ci sono…
«Non possiamo essere certi che le riaperture siano il motivo di questi cambiamenti ma ci sono forti sospetti che esista un rapporto causale. Quello che possiamo escludere è che in queste zone l’epidemia stia diminuendo regolarmente».
Dovremmo ritornare al lockdown?
«No, certo. Però bisognerebbe mantenere qualche norma in più, come l’obbligo delle mascherine. Ci sono poi delle situazioni che sono comunque rischiose, ad esempio le manifestazioni che si sono viste nei giorni scorsi in cui non veniva rispettato il distanziamento fisico».
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