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Sul manifesto funebre di Alessia il vecchio nome da uomo, ma sulla lapide si riappropria della sua identità

16 Giugno 2020 - 13:58 Chiara Piselli
«Eternamente Alessia», scrive chi commenta l'immagine della targa sulla lapide su cui è stato impresso il nome al femminile

L’identità di Alessia torna a essere rispettata sulla sua lapide. Ma si sono letti articoli, commenti, dibattiti su social e blog, si sono sollevati polveroni prima che potesse esserle restituito il rispetto per la sua scelta di vita, anche ora che non c’è più. Alessia è morta a 46 anni, il 29 maggio 2020, in un ospedale di Pescara. I manifesti funebri che annunciavano la sua scomparsa hanno fatto il giro della rete perché riportavano il suo nome anagrafico al maschile. Le sue amiche e suoi amici subito si erano battuti per lei pubblicamente e avevano puntato il dito contro i familiari, per aver «cancellato l’identità» che Alessia si era scelta per condurre la sua esistenza.

«Eternamente Alessia», scrive ora Daniela Lourdes Falanga, tra le prime persone a intervenire sulla questione dopo la denuncia dell’organizzatrice per l’Abruzzo di Miss trans Italia Giovanna Gio Miscia. Tra le prime ad aver sperato in un «percorso di consapevolezza della famiglia» per non lasciare che «una donna ridiventi uomo nel silenzio della morte». Ora che sulla lapide è stato impresso il nome al femminile, coincidente con la sua scelta di vita, «si è risolto felicemente un caso che sembrava essere orribile».

Torna sulla questione anche Vladimir Luxuria che era intervenuta subito dopo la notizia del manifesto funebre con il nome al maschile, contribuendo a dare visibilità al tema e alimentando il dibattito pubblico. «Questa è la lapide della trans Alessia: dopo i manifesti funebri al maschile la famiglia ripara con questa targa che la ricorda come donna». E ancora: «Un grande segno di rispetto che onora i famigliari sinceramente affranti per l’errore e distrutti per la perdita di Alessia».

Da considerare la posizione della famiglia di Alessia che, dopo le grosse polemiche circolate, aveva chiarito al Messaggero come dal canto loro erano andate le cose: «Non abbiamo avuto nessun ruolo nella scrittura dell’unico manifesto funebre affisso che è stato il frutto di un gesto di buon cuore in favore della nostra famiglia che versa in gravissime condizioni economiche – avevano detto i genitori -. Senza l’intervento di questa generosa persona, la nostra amata figlia e sorella non avrebbe avuto alcun manifesto e soprattutto non avrebbe avuto alcun funerale».

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