Tra gaffe del presidente e accuse di aver chiesto favori alla Cina: cosa dice il libro di Bolton che Trump vorrebbe bloccare
Oggi i titoli dei principali quotidiani americani sono tutti per lui, John Bolton, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, licenziato dal presidente americano Donald Trump dopo 17 mesi di servizio, autore di un libro sulla sua esperienza al servizio di “The Donald” che, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, fa tremare la Casa Bianca. A giudicare dalle anticipazioni della stampa, non mancano i colpi di scena. «Trump pronto a favorire i dittatori a lui simpatici», tuona il New York Times. «Trump pronto a sacrificare l’interesse nazionale pur di farsi rieleggere», titola invece il Wall Street Journal. Accuse pesanti. Tanto che il presidente americano avrebbe intentato una causa per tentare di bloccare la pubblicazione del volume, senza riuscirci.
Favori promessi a Erdogan, piaceri richiesti a Xi Jinping. E poi la gaffe sulla Finlandia
Forse l’accusa più pesante nei confronti del presidente americano è quella di aver chiesto alla Cina di usare il proprio potere economico per aiutarlo a vincere le elezioni presidenziali del 2020, che lo vedranno sfidare il candidato democratico Joe Biden a novembre. Durante un colloquio con il presidente cinese Xi Jinping, Trump avrebbe legato gli acquisti cinesi di soia e grano americani, in calo a causa della guerra dei dazi in atto tra i due paesi, alle sue prospettive di rielezione a novembre.
Un’altra accusa grave riguarda quella che Bolton descrive come la propensione del presidente americano a stringere rapporti di amicizia e a fare favori a leader stranieri con tendenze autoritarie. È il caso della Turchia di Recep Erdogan. Secondo Bolton, Trump avrebbe promesso al leader turco di bloccare un’inchiesta giudiziaria nei confronti di un’azienda turca su sua richiesta. Azioni che, secondo Bolton, sono ingiustamente finite in secondo piano durante il processo di impeachment del presidente americano – finito in un nulla di fatto al Senato – accusato di aver fatto pressione sull’Ucraina ai fini di far avviare un’inchiesta giudiziaria nei confronti di Joe Biden.
Più in generale, il libro chiama in causa Trump per le sue tendenze autoritarie, dal fastidio che mostra per alcune fondamentali norme democratiche ai suoi ammiccamenti a paesi e leader autoritari. Bolton racconta per esempio che il presidente americano avrebbe fatto i complimenti al Xi Jinping per i campi di internamento degli uiguri, concordando con il presidente cinese sul fatto che in America si tengono «troppe elezioni», e aprendo alla possibilità di servire più di due mandati. Non mancano ovviamente neppure le gaffe, come il fatto di aver domandato se la Finlandia fosse a tutti gli effetti proprietà della Russia.
Trump al controattacco: «Alla Casa Bianca non lo sopportava nessuno»
Davanti a un tripudio simile di accuse, recriminazioni e offese, il presidente americano non poteva rimanere in silenzio. Non essendo riuscito a bloccare la pubblicazione del libro, prevista per il 23 giugno – per la seconda volta in due giorni il dipartimento di Giustizia Usa ha chiesto al tribunale un’ordinanza urgente – in un’intervista a Fox News, il presidente americano ha accusato Bolton di aver infranto la legge rivelando informazioni classificate e riservate nel suo libro. Ma nel replicare il presidente americano è sceso nel personale. «John Bolton è un bugiardo», ha dichiarato. E poi: «Alla Casa Bianca non lo sopportava nessuno». Bolton invece sostiene che anche i collaboratori più stretti di Trump parlassero male del presidente dietro alle sue spalle. Non è l’accusa più pesante ma forse è quella più difficile da accettare per Trump.
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