Nel mondo ci sono 80 milioni di profughi: è record. E il ritorno a casa è sempre più difficile – Il rapporto
L’1% della popolazione di tutto il mondo – 1 persona su 97 – è obbligata a lasciare la propria casa e il proprio paese. Mentre diminuisce sempre più il numero di chi, al contrario, a casa riesce a tornare. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Unhcr, Global Trends, diffuso oggi alla vigilia della Giornata mondiale del Rifugiato del 20 giugno. La fotografia è netta: alla fine dello scorso anno c’erano quasi 80 milioni di persone – 79,5 – in fuga nel mondo. Un numero mai così alto, 9 milioni in più rispetto all’anno precedente e il doppio rispetto a 10 anni fa, quando erano 41 milioni. E mentre negli anni ’90 – nota l’Alto commissariato delle Nazioni unite – ogni anno, in media, un milione e mezzo di rifugiati riusciva a fare ritorno a casa, negli ultimi anni il trend si è invertito drammaticamente. La media è scesa vertiginosamente a circa 385 mila persone. «Siamo testimoni di una realtà nuova che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine», dice l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi. Ma «non ci si può aspettare che le persone vivano per anni e anni una condizione precaria, senza avere né la possibilità di tornare a casa né la speranza di poter cominciare una nuova vita nel luogo in cui si trovano».
L’Italia
Nel 2014 l’Europa ha registrato un picco nel numero di nuovi richiedenti asilo, si legge nel rapporto, in gran parte a causa dello scoppio del conflitto nell’Ucraina orientale. Un secondo picco è stato registrato nel 2015. Con l’intensificarsi della guerra in Siria e il peggioramento del conflitto in Iraq e Afghanistan, sono aumentate le persone che hanno rischiato la vita fuggendo attraverso una delle rotte migratorie più mortali al mondo: quella del Mediterraneo centrale. Più di un milione di persone è arrivato via mare in Europa: la stragrande maggioranza proprio da questi tre paesi che “producono” rifugiati. Sono state presentate più di un milione e mezzo di nuove domande di asilo nei principali paesi di destinazione europei, tra cui Germania e Svezia. I principali approdi sono Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna: gli arrivi sono rimasti comunque al disotto dei 200 mila tra il 2017 e 2019.
«Nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza pandemica di Coronavirus, l’Italia ha continuato ad assicurare la protezione dei richiedenti asilo nel rispetto del diritto internazionale», rivendica oggi la viceministra degli Esteri Emanuela Del Re nel corso della presentazione virtuale del rapporto Global Trends dell’Unhcr. Come? «Adottando tutte le misure necessarie affinché le restrizioni ai movimenti di tutta la popolazione fossero compatibili con gli obblighi internazionali». Il ruolo dei rifugiati nella pandemia «è stato cruciale», ricorda Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia. «Molti di loro in tutto il mondo, anche in Italia, si sono resi disponibili a contribuire alla risposta. Molti come medici, come infermieri come interpreti e facendo informazione per aiutare le comunità rifugiate ma anche le comunità ospitanti».
UNHCR/Dario Bosio | Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, e Carlotta Sami, Portavoce UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, intervengono sulla Giornata Mondiale del Rifugiato e sulla pubblicazione del Global Trends, rapporto statistico annuale sulla situazione dei rifugiati nel mondo.
Il numero delle persone in fuga «è raddoppiato negli ultimi anni», nota Carlotta Sami, portavoce italiana di Unhcr. «Otto rifugiati su dieci vivono in paesi in via di sviluppo, dunque paesi fragili, che hanno bisogno di supporto». E solo il 5% dei rifugiati «ha un accesso sicuro, legale all’asilo». Cosa chiede l’Unhcr? Tre cose: Agli Stati «di lavorare di più sull’accoglienza, per permettere ai rifugiati di essere accolti e di salvare loro la vita», dice Sami. «Sull’inclusione, per permettere loro di contribuire e di vivere insieme in maniera costruttiva con la società che li accoglie». E di lavorare «tutti insieme a ricostruire la pace, per permettere a chi lo vorrà di tornare a casa in sicurezza».
I dati
Degli 80 milioni di persone in fuga al 2019, dice l’Unhcr, più della metà – 45,7 milioni – erano sfollati all’interno dei propri Paesi. Il resto è composto da persone fuggite oltre confine: tra loro quelle che attendono il responso della domanda di asilo in tutto il mondo sarebbero 4,2 milioni. I rifugiati sono invece 26 milioni. 5,6 milioni sono i rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (United Nations Relief and Works Agency/UNRWA). I 9 milioni in più di persone in fuga rispetto ai 70,8 registrati alla fine del 2018 sono stati “causati”, dice l’Unhcr, da due principali ragioni. Da un lato le grandi crisi della regione del Sahel e della Repubblica Democratica del Congo, insieme alle tragedie di Yemen e Siria. Sono dieci anni che la guerra siriana è in corso, nota l’agenzia delle Nazioni Unite, con il risultato di oltre 13 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni: più di un sesto del totale mondiale. L’incremento di quest’anno è definito anche da un più efficace monitoraggio dei venezuelani fuggiti dal loro paese a causa della drammatica crisi economica e sociale: «molti non legalmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo», nota l’Unhcr. Infine il dato, agghiacciante, dei minorenni in fuga: tra i 30 e i 34 milioni di bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Più «dell’intera popolazione di Australia, Danimarca e Mongolia messe insieme». E decine di migliaia di loro “viaggiano” da soli.
Chi scappa
L’Unhcr traccia anche l’identikit di chi fugge dalla propria casa: due terzi di loro proviene da cinque paesi, ovvero Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar. Negli ultimi dieci anni, più di 100 milioni di persone sono dovute scappare dalle loro case per questioni di sicurezza. Rifugiandosi anche oltre confine. «Si tratta di un numero di persone maggiore di quello dell’intera popolazione dell’Egitto, il 14° Paese più popoloso al mondo». L’80% di questi profughi è ospitato in Stati o comunque aree «molto fragili», con problemi di fame e carenza alimentare ed esposti a catastrofi e cambiamenti climatici. Il 77% dei rifugiati a livello mondiale viene da teatri di crisi e guerra «cronici»: come il caso dell’Afghanistan, per esempio.
In copertina ANSA/ Andrea Fasani | Un’immagine del campo profughi di Osmaniye (Turchia) per l’accoglienza dei rifugiati siriani gestito dall’agenzia governativa turca Afad, 7 febbraio 2020.
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