Agli Stati generali è la volta del Consiglio nazionale dei giovani. Come funziona la consulta di cui non avete mai sentito parlare
Gli Stati generali dell’economia sono giunti alla sesta giornata. Nel programma di oggi, alle 20:00, è previsto l’incontro con il Consiglio nazionale dei giovani. «Esiste un Consiglio nazionale dei giovani?», è la prima domanda che viene in mente scorrendo l’elenco dei partecipanti. In un Paese che vive una situazione giovanile, sociale ed economica, letteralmente disastrosa, dove la parola “giovani” è onnipresente nelle campagne elettorali salvo poi essere rapidamente archiviata a urne chiuse, non è cosa di poco conto sapere che esiste un organismo a cui è demandata la rappresentanza del mondo giovanile in seno alle istituzioni. Ma serve davvero a qualcosa? Da quanto tempo è in carica? Incide sui processi decisionali?
Di che cosa si tratta
Sulla pagina del Dipartimento per le Politiche Giovanili del Governo si legge che il Consiglio Nazionale dei Giovani è l’organo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei “ragazzi” (ma l’accezione è ampia, include i trentenni) nella interlocuzione con le istituzioni, per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile, istituito con la Legge di bilancio 2018 (governo gialloverde). Per il finanziamento delle attività del Consiglio, relativamente al 2019, l’esecutivo ha stanziato 200.000 euro.
Il 1° congresso, che si è svolto il 28 settembre scorso, ha eletto come presidente Maria Cristina Pisani, trent’anni. Pisani dal 2012 al 2019 – si legge sul sito del Consiglio – è stata portavoce nazionale del Partito socialista italiano e, dal 2016, prima donna eletta portavoce del Forum nazionale dei giovani, l’organo precedente al Consiglio nazionale. Dunque svolge un ruolo preminente, in questo genere di consulte, da circa quattro anni.
Il Consiglio di presidenza è composto da “ragazzi” quasi tutti sulla trentina, ma questo stupisce fino ad un certo punto. È cosa ben nota, infatti, che in un Paese gerontocratico come l’Italia si rientri nella categoria “giovane” fino a 40 anni, con tutto ciò che questo comporta in termini di scarsa attenzione e considerazione. In altri Paesi occidentali, per fortuna, le cose stanno assai diversamente.
Da chi è composto
«Il Consiglio è nato lo scorso anno, dopo una transizione dal Forum nazionale dei giovani, che era un organismo di rappresentanza delle organizzazioni giovanili italiane riconosciuto dal Parlamento», ha spiegato a Open la presidente Pisani. «La transizione – prosegue – è stata dettata anche da indicazioni della Commissione europea, che in tutti i Paesi ha favorito la formazione di organi consultivi e di rappresentanza dei giovani in seno alle istituzioni. Questi Consigli esistono in tutti i Paesi europei». «Oggi – ha proseguito – all’interno del Consiglio sono rappresentate tutte le maggiori organizzazioni giovanili italiane: quelle che operano nel Terzo settore, quelle religiose, così come quelle sindacali, studentesche, politiche, sportive e culturali». La platea complessiva è di 74 associazioni.
Che cosa è stato fatto finora
Sebbene il Consiglio abbia iniziato il suo lavoro solo nell’ottobre scorso, viene spontaneo domandarsi cosa abbia fatto finora e quale incidenza abbia avuto nei processi decisionali istituzionali. «È stato un anno abbastanza complicato – spiega Pisani – Nei primi mesi, gli ultimi del 2019, abbiamo lavorato a una valutazione della Legge di bilancio, avanzando una serie di valutazioni. Poi, con enormi difficoltà considerato il periodo storico, abbiamo presentato delle proposte integrative al decreto Cura Italia. Nel mese di marzo ne abbiamo avanzate 13 al Governo, molte delle quali anche accolte nell’ambito del decreto Rilancio».
Quali? Tra le proposte accolte dal governo ci sono un meritevole «aumento del Fondo integrativo statale per le borse di studio che, rispetto alla previsione della Legge di bilancio (31 milioni di euro) è stato aumentato di altri 40 milioni di euro». Sempre a proposito di tasse universitarie hanno chiesto e ottenuto «un ampliamento della No tax area», ovvero del reddito sotto il quale non si pagano i contributi universitari: sarà alzata da 13mila a 20mila euro.
I numeri del disastro giovanile in Italia: la disoccupazione
E dire che di temi di cui parlare ce ne sarebbero tanti e qualcuno di questi avrebbe dovuto essere citato anche dagli Stati generali. Gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile (15-24 anni), relativi ad aprile, la indicano in discesa al 20,6%, rispetto al 26,5% di marzo, ma attenzione all’inganno che si cela dietro questa diminuzione.
Contestualmente l’Istat ha rilevato che i ragazzi alla ricerca di una occupazione sono diminuiti di 119mila unità (-31,8%), gli occupati sono scesi di 35mila unità (-3,4%), mentre gli inattivi hanno fatto segnare un balzo del +3,5% (+155mila). Da anni ormai è ripreso, nell’indifferenza generale, l’antico fenomeno dell’emigrazione dal Sud al Nord del Paese, e dall’Italia verso l’estero: l’ultimo rapporto della Fondazione Leone Moresa sull’economia dell’immigrazione, presentato nell’ottobre scorso a Palazzo Chigi, evidenzia come negli ultimi 10 anni abbiano lasciato definitivamente l’Italia 248mila giovani (saldo tra partenze e rientri).
Di questi e tanti altri temi, non ancora affrontati, la presidente Pisani dice che saranno in agenda il prima possibile: «Abbiamo iniziato e dopo pochi mesi è scoppiata l’emergenza sanitaria. Ma porteremo altre proposte al governo, chiederemo che ci sia un tavolo di coordinamento per dare rappresentanza strutturata e stabile ai giovani, per istituzionalizzare le questione giovanile».
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