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Caos procure, l’Anm espelle Luca Palamara: «Cacciato da quelli che mi hanno chiesto aiuto»

20 Giugno 2020 - 13:31 Marco Assab
Respinta anche la richiesta di parlare davanti al Comitato direttivo prima della votazione finale. E ora l'ex pm romano attacca: «Non sarò il capro espiatorio di un sistema»

Luca Palamara è stato espulso dall’Associazione nazionale magistrati. L’Anm ha motivato la decisione facendo riferimento a gravi e reiterate violazioni del codice etico. Il pm romano è indagato a Perugia per corruzione nell’ambito della cosiddetta inchiesta sulle toghe. È la prima volta che viene assunto un provvedimento così duro nei riguardi di un ex presidente dell’associazione.

Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, all’unanimità, in mattinata, aveva respinto la richiesta di Palamara di essere ascoltato. L’organo delle toghe si è in seguito pronunciato sulla richiesta del collegio dei probiviri di espellerlo.

Alcuni giorni fa Palamara aveva chiesto di essere ascoltato per poter chiarire la sua posizione. Ma il Comitato direttivo centrale ha ritenuto che questa audizione non si potesse svolgere perché non è prevista dal suo statuto. L’audizione infatti può avvenire solo davanti al collegio dei probiviri, dinanzi al quale Palamara non si è mai presentato.

Il j’accuse di Palamara

Palamara, che dell’Anm è stato a lungo presidente e membro dei massimi organismi dirigenti, ha replicato a caldo: «Mi è stato negato il diritto di parola. Nemmeno nell’Inquisizione funziona cosi». Ha poi diffuso il contenuto della memoria che avrebbe voluto presentare al Comitato: «Ognuno aveva qualcosa da chiedere, – si legge – anche chi oggi si strappa le vesti. Penso ad alcuni componenti del collegio dei probiviri che oggi chiedono la mia espulsione, oppure a quelli che ricoprono ruoli di vertice all’interno del gruppo di Unicost, o addirittura ad alcuni di quelli che siedono nell’attuale Comitato direttivo centrale e che hanno rimosso il ricordo delle loro cene e dei loro incontri con i responsabili Giustizia dei partiti di riferimento».

In uno dei passaggi della memoria difensiva, Palamara dice che non si sottrarrà «alle responsabilità politiche del mio operato per aver accettato ‘regole del gioco’ sempre più discutibili. Ma dev’essere chiaro che non ho mai agito da solo. Sarebbe troppo facile pensare questo. Non sarò il capro espiatorio di un sistema». E ora la magistratura italiana trema, per le rivelazioni che l’ex presidente dell’Anm potrebbe fare.

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