Coronavirus, protesta in piazza Duomo a Milano: «in migliaia» chiedono di commissariare la Regione Lombardia – Il video
Una manifestazione eterogenea quella che, il 20 giugno, chiede, da pizza Duomo, il commissariamento della Regione Lombardia. Ci sono i famigliari delle vittime da Coronavirus, decedute nelle Rsa, ci sono rappresentanti di onlus e cittadini comuni. Sventolano anche bandiere di Rifondazione comunista. Oltre a politici e membri delle associazioni presenti, i protagonisti che intervengono dal palco sono i medici e gli infermieri che hanno vissuto in prima persona l’esperienza sanitaria.
«La metà delle persone morte per Covid-19 in Italia vivevano in Lombardia – dicono gli organizzatori -. Sprechi di denaro enormi, nessuna assistenza territoriale, giornate di attesa al telefono e settimane o mesi per avere un tampone o un test sierologico. La gestione della pandemia in Lombardia è stata un disastro». Negli interventi e nelle dichiarazioni, viene citato spesso Roberto Formigoni: all’ex governatore imputano il processo di privatizzazione della sanità lombarda, «in corso ormai da un ventennio». Dal palco, Cecilia Strada, che modera gli interventi, annuncia il numero dei partecipanti: «Siamo 5.000!».
«Abbiamo pagato sulla nostra pelle e su quella delle persone a noi care, decenni di scelte scellerate che hanno privilegiato l’ospedalizzazione e la centralizzazione delle strutture sanitarie, che hanno smantellato i servizi socio-assistenziali e ridotto la salute delle persone a merce. Le scelte fatte in questi mesi sono state devastanti e hanno dimostrato l’insipienza di chi avrebbe dovuto proteggere la nostra regione dalla pandemia. Per questo chiediamo al governo di intervenire, commissariando la sanità lombarda».
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Tra gli interventi più applauditi, c’è quello del dottor Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico dell’osservatorio Coronavirus: «Fontana, Gallera, se ne devono andare. La sanità lombarda deve essere commissariata. I morti ufficiali sono 16.500, ma sarebbero almeno il doppio. E non è il virus il solo responsabile, c’è la responsabilità di chi ha cercato di trasformare in un centro di profitto questa emergenza collettiva».
«Non possiamo dimenticare – continua il medico e professore dell’Università Statale di Milano – la mancata istituzione della zona di Bergamo per favorire gli interessi di Confindustria. Questi interessi si sono trasformati in bare. Non possiamo dimenticare i 20 milioni raccolti e buttati nell’ospedale di Fiera. Non possiamo dimenticare le migliaia di persone che ancora oggi sono chiusi in casa ad aspettare i tamponi, perché vogliono che vadano a farseli negli ambulatori privati. Non possiamo dimenticare chi si è visto cancellare le visite oncologiche».
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E conclude: «Tutto ciò non doveva accadere. Noi vogliamo un servizio di sanità universale, gratuito e pagato dalle tasche della fiscalità generale. Vogliamo il privato fuori dalla sanità. E soprattutto, non siamo più disposti ad ascoltare l’arroganza di chi, dopo tutto questo, non sente la necessità di chiedere scusa. Andatevene! E tu, governo, abbi il coraggio di commissariare la Regione, non diventare corresponsabile di questa tragedia».
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