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Perché la Svezia senza lockdown è diventata il paradiso dei giovani. In Italia invece li attendono lacrime e sangue

22 Giugno 2020 - 06:48 Carlo Chiari
La nazione scandinava è l'unica nella quale i credit default swap si sono abbassati. In Italia sono cresciuti del 35% e il debito pubblico continua a crescere. E peserà sempre di più sulle nuove generazioni

La Svezia è un Paese per giovani. Probabilmente il migliore al mondo per chi, oggi, ha meno di 30 anni, si trova a proprio agio anche con le temperature rigide e ripone fiducia nel verbo dei mercati finanziari. Perché, al netto del global warming denunciato da Greta Thunberg, che però tra gli effetti collaterali dell’inquinamento rende più miti gli inverni del nord, il debito pubblico del Paese scandinavo è quello che graverà di meno sulle spalle delle future generazioni. E quindi, da adulti i ragazzi di oggi avranno meno debiti e più possibilità di crescere.

Senza dover trascorrere l’esistenza, come capita ai giovani italiani, nel rimborsare le cambiali (70 miliardi di tassi di interessi l’anno) del debito contratto dalle generazioni precedenti. Ebbene, negli ultimi sei mesi i mercati finanziari hanno decretato la Svezia come miglior Paese al mondo per il futuro di ragazze e ragazzi. Perché i credit default swap, le polizze assicurative sui titoli di stato, sono schizzati alle stelle in tutto il mondo, spinti al rialzo dalla pandemia Coronavirus e dalla crisi economica che verrà. Ovunque sono schizzati alle stelle, tranne in Svezia.  

I credit default swap hanno un nome ostico e complicato ma sono strumenti finanziari molto semplici. Un Paese o un’azienda finanzia la crescita chiedendo prestiti sul mercato. Come tutti noi quando facciamo un mutuo per la casa, o compriamo un’automobile o smartphone a rate. Qual è l’indice che dice se siamo in grado di rimborsare quel prestito? Per le grandi aziende e i Paesi sovrani uno di questi misuratori è rappresentato dai credit default swap.

Che in sostanza sono contratti (vere e proprie polizze, come la Rca sull’auto) con cui gli investitori si proteggono in caso di insolvibilità. Quindi si tratta di un paracadute in caso di rischio fallimento del Paese. Più il debito è rischioso più costa la polizza e viceversa. Negli ultimi sei mesi tutti i Paesi del mondo hanno visto aumentare il prezzo dei propri Cds: la Germania perfino del 95%, l’Italia, «solo del 35%» il che però la conferma come il peggior Paese dell’Eurozona con 167 punti base sui Cds a 5 anni. 

Per i mercati, l’Italia è a rischio fallimento ben più della Grecia (159 punti base). E la Svezia? Altra musica. I Cds sul debito sovrano sono migliorati, quindi deprezzati, del 35%. Ovvero costa il 35% in meno, rispetto a sei mesi, assicurarsi sui titoli di stato svedesi. E così la Svezia è balzata al secondo posto al mondo dei Paesi (a tripla A) finanziariamente più sicuri. Davanti c’è solo la Norvegia, con le sue finanze solide che poggiano sulle riserve petrolifere del made del Nord. Il che significa che i giovani svedesi possono dormire sonni tranquilli. 

Perché? Per Stefano Caselli, docente di mercati finanziari all’Università Bocconi di Milano, la Svezia, ha migliorato il proprio rating per tre ordini di ragioni. «Intanto non ha fatto un lockdown rigido, e quindi l’andamento del Pil soffrirà meno l’impatto Covid. Minor sofferenze sul Pil significa minor ricorso al debito. Per un debito che è già a livelli più che sostenibili, intorno al 38% del Pil».  Secondo Caselli gli scostamenti dei Cds oggi sono di natura puramente tecnica e non speculativa: «Se le previsioni sul Pil sono al ribasso, aumenta il  debito, perciò costa di più assicurarsi». Tuttavia «gli effetti drammatici del Covid sulla finanza pubblica li vedremo più avanti».

Per le giovani generazioni  ci sarà da farsi le spalle larghe. «Paghiamo 50 – 60 miliardi di tassi di interesse l’anno per i debiti.  Sarebbe meglio investire questo tesoro nella scuola?», si domanda retoricamente Caselli. Il secondo tempo della partita lo si vedrà in autunno. Il debito pubblico italiano è già salito a 2.500 miliardi (al 135% del Pil ma veleggia, nello scenario peggiore,  verso il  170% del Pil) mentre le entrate dello Stato crollano, dice Bankitalia, di un quinto. Il governo Conte intende ricorrere ancora al debito per fronteggiare la crisi economica che verrà, cercando sponda (che ora c’è ma ci sarà anche in autunno?) tra Bruxelles e Francoforte, tra acquisto dei nostri titoli di Stato e mano larga sul nostro deficit.

Che fare per i giovani che saranno adulti domani? Che dovranno accollarsi questo debito monstre? Secondo Vittorio Amedei, responsabile dei fondi obbligazionari di Fondaco Sgr: «La Svezia è un Paese piccolo che si è smarcato dal lockdown ma anche dal conferimento di quote del debito europeo, con il Recovery fund. Il problema in Europa è il debito pubblico italiano, aggravato dalla crisi Covid. Siamo l’unico Paese al mondo senza una propria banca centrale che ha un debito Pil così alto».

Come se ne esce? «Il debito si abbatte con la crescita. Purtroppo invece noi non cresciamo. Non potendo stampare denaro ci sono poche alternative: o una patrimoniale equa e solidale, oppure una politica aggressiva di riduzione del debito con la riduzione della spesa. Come extrema ratio c’è il default modello Grecia. Ma non andremo mai in default perché l’Europa ci sostiene, Il rischio è rimanere incagliati nell’immobilismo per molti decenni».  L’Italia forse ha già scelto. Non sarà mai un Paese per giovani. 

Foto copertina: Greta Thunberg a una manifestazione dei Fridays for Future in Svezia

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