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Egitto, arrestata l’attivista 26enne per i diritti umani Sanaa Seif. È accusata di incitamento al terrorismo

Sorella del prigioniero di coscienza Alaa Abdel Fattah. Insieme alla madre e alla sorella era stata picchiata fuori dalla prigione di Tora lo scorso lunedì

Non si ferma la repressione di Abdel Fattah al-Sisi in Egitto. L’ ultima vittima dello stato di polizia instaurato dal presidente egiziano è Sanaa Seif. L’attivista 26enne è stata rapita ieri, 23 giugno, davanti alla procura del Cairo da uomini in borghese in pieno giorno.

Uno dei volti di Piazza Tahrir e delle rivolte contro il regime di Mubarak prima, e delle politiche di Mohamed Morsi poi, è apparsa due ore dopo davanti alla procura della Sicurezza di Stato per rispondere alle accuse di incitamento al terrorismo e diffusione di notizie false. Le stesse accuse imputate allo studente egiziano dell’università di Bologna – Patrick Zaki – arrestato al Cairo lo scorso febbraio.

Sorella del prigioniero di coscienza Alaa Abdel Fattah, in carcere dallo scorso settembre, Sanaa era stata aggredita insieme alla sorella e alla madre lunedì. Picchiate e trascinate per i capelli fuori dalla prigione di Tora, dove si trova rinchiuso il fratello, avevano denunciato il fatto sui social. È stata proprio la sorella Mona a dare la notizia dell’arresto di Sanaa tramite la sua pagina Twitter.

Le autorità «si sono rifiutate di farcela vedere e non sappiamo dove sarà incarcerata», ha dichiarato Mona. L’uso del termine «arrestata – ha aggiunto la sorella – implica una legalità nel processo. Sanaa Seif non è stata “arrestata”, Sanaa è stata rapita e il suo rapimento è stato facilitato dalle guardie ufficiali dell’ufficio del procuratore generale».

Per Sanaa iniziano ora i quindici giorni di detenzione preventivi, gli stessi a cui sono quotidianamente sottoposte migliaia di vittime del regime di al-Sisi. Il 15 giugno l’attivista Lgbtq+ Sarah Hegazi si è suicidata in Canada dopo essere stata torturata e violentata nelle carceri del Cairo.

Dal 2013, anno in cui al-Sisi ha rovesciato il governo di Mohammad Morsi, la repressione dello Stato nei confronti di giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani si è intensificata. Tanto che l’Egitto ha vietato da allora le proteste non autorizzate.

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